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mercoledì, 5 Marzo 2025
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“Con Dimora! rese visibili a Palermo tante persone invisibili”

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“Noi abbiamo reso visibili persone invisibili. Anzitutto, con la residenza virtuale, perché molti di loro non hanno alcuna residenza. Non hanno un medico, un documento, quindi non hanno un nome. Siamo partiti da qui, dare alle persone il proprio nome, cognome, un codice fiscale, una residenza”. Così Salvatore Rizzuto, educatore e referente dell’equipe Casa San Carlo e Santa Rosalia, che fa capo alla Caritas, descrive, nel video realizzato da Maghweb, il nuovo modello di presa in carico delle persone senza tetto, a Palermo. Un intervento possibile grazie a “Dimora!“, un progetto per l’accoglienza di soggetti fragili in povertà socio-sanitaria, sviluppato in partenariato da Centro Studi Opera Don Calabria, Centro Diaconale “La Noce” – Istituto Valdese, Coop. Sociale La Panormitana e Croce Rossa Italiana – Comitato di Palermo, nell’ambito dell’Asse 3 – Servizi per l’inclusione sociale del PON Metro Palermo. Un percorso che mira a dare riconoscimento e dignità ai più vulnerabili attraverso un processo di accoglienza nei poli diurni e notturni e di reinserimento nella società. “Questa realtà – riferisce Rizzuto – ha permesso a tante persone ad abituarsi a un concetto di casa che avevano dimenticato. Non solo casa, come luogo, ma come famiglia, come accompagnamento”.

Il ruolo degli educatori. Soffermandosi sul rapporto con le persone accolte, Rizzuto riferisce che “non siamo solo semplici educatori o figure professionali”. “Noi dormiamo nei stessi locali, mangiamo con loro, passiamo del tempo con loro, ci confrontiamo. E, soprattutto, nel periodo di picco della pandemia da Covid si è instaurato un rapporto di stima, fiducia e corresponsabilità reciproco. Sono stati mesi duri, ma grazie a questo progetto e ai rapporti che si sono creati, li ho vissuti con più leggerezza”. Dunque, un progetto che “ci ha dato una nuova prospettiva”, un nuovo modo di intendere la persona senza casa. “Noi, come Caritas, abbiamo sempre attuato un’attività con i senza dimora che era quella dell’accoglienza notturna. Questo luogo, infatti, è chiamato ‘La locanda del samaritano’ con l’intento di offrire un’accoglienza momentanea. Invece, questo nuovo progetto ci ha dato un nuovo modello di presa in carico individuale”. E non sono mancati i successi: “Persone, che pensavamo difficilmente potessero ottenere di nuovo l’autonomia, sono riuscite ad affittarsi una casa”.

La collaborazione tra enti. Con “Dimora!” si è sperimentata anche una maggiore collaborazione tra enti, come conferma Rizzuto. “Ci siamo resi conto che facevamo un po’ tutti la stessa cosa”. Adesso invece si opera con “una voce univoca”. “Questa è stata la soddisfazione più grande”. Delineando il suo impegno, l’educatore indica gli step. “Abbiamo lavorato in equipe integrate. Io ho svolto, prima di venire qui, il mio anno al Centro Agape. Sto vivendo una nuova esperienza, nuovi modelli, nuovi modi di approcciarsi. Un’occasione importante di crescita personale e professionale”.

https://www.facebook.com/dimoraponmetro/videos/1132598747155154

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