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giovedì, 6 Marzo 2025
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Il Progetto Apri a Palermo, la Caritas in dialogo con le associazioni: “Modello di accoglienza”

Il responsabile Politiche migratorie e Protezione Internazionale di Caritas italiana, Oliviero Forti, ha partecipato nella mattinata di ieri a un incontro con esponenti di alcune amministrazioni locali e poi con le realtà attive, nel capoluogo siciliano, nell'accoglienza e nel sostegno alle persone migranti

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PALERMO. “L’impegno del Comune di Palermo e dei Comuni dell’area metropolitana e la loro collaborazione con la Caritas diocesana di Palermo nell’ambito del progetto Apri, sono un modello di accoglienza a livello nazionale”. Lo ha dichiarato il responsabile Politiche migratorie e Protezione internazionale Caritas italiana, Oliviero Forti, in questi giorni a Palermo per alcuni incontri, nella mattinata con alcune amministrazioni locali, nel pomeriggio con la rete di associazioni attive a Palermo nell’accoglienza e nel sostegno alle persone migranti con cui la Caritas collabora nell’ambito del Progetto Apri. “Caritas italiana sostiene e segue con grande attenzione questo percorso virtuoso, convinta che solo un approccio comunitario al tema dell’accoglienza possa contribuire alla costruzione di efficaci politiche di welfare  locale”.
L’acronimo di questo progetto, elaborato dalla Caritas italiana e sviluppato dalle singole Caritas diocesane, richiama i quattro verbi proposti da Papa Francesco relativi alla realtà dei migranti: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Con questo progetto, che ha il significato concreto di una porta che si apre, quella di una famiglia che accoglie e sostiene, la Caritas intende sostenere, soprattutto nella formazione e nel lavoro, tutti coloro che, pur essendo stranieri regolari, hanno la necessità di ulteriori e qualificati percorsi di integrazione, ad esempio studiano all’università oppure conseguendo un attestato professionale. Il progetto Apri è alla sua prima annualità e si avvia per la seconda annualità.

Il dialogo con la rete delle associazioni di Palermo

Associazioni in dialogo con la Caritas diocesana e Caritas italiana, ieri pomeriggio, nel Centro Agape. Ospite d’eccezione Oliviero Forti, che le ha ascoltate e chiesto loro alcune osservazioni sul loro impegno e la realtà cittadina: “A Palermo c’è una rete di associazioni, animate dalla Caritas diocesana, che ha trovato registro corretto nell’affrontare il tema dell’accoglienza degli stranieri, in particolare, in questo periodo di pandemia – spiega Forti -. Questo è un valore aggiunto. Ed è riuscita a farlo con il coinvolgimento della comunità, che è l’obiettivo del progetto: chiamare la comunità a una corresponsabilità nei processi di inclusione. Noi crediamo che così sarà possibile dare delle risposte importanti a livello locale. Perché pensare che non solo le istituzioni o le grandi organizzazioni sociali devono farsi carico di questi processi di inclusione che riguardano cittadini, non solo stranieri, è fondamentale. E noi siamo molto soddisfatti“.

Erano presenti rappresentanti di diverse realtà, come Arci, cooperativa Asterisco, Moltivolti, Sartoria sociale, Comunità di Sant’Egidio, cooperativa La Panormitana, Libera, ma anche di istituti religiosi come i Comboniani e dell’Università di Palermo, con l’impegno dello sportello di ascolto per migranti negli uffici del Comune di Palermo (https://www.ilmediterraneo24.it/palermo-uno-sportello-di-ascolto-per-migranti-negli-uffici-comunali/). Ciascuno ha presentato la propria realtà e le tipologie di intervento che effettua sul territorio. Sergio Petrona Baviera, in rappresentanza di Arci e della cooperativa Asterisco, ha ribadito come “la possibilità di contare sulla rete per incrementare l’accoglienza sia fondamentale“. “Alcuni tra i tutori solidali – ha ricordato – sono entrati tra le famiglie accoglienti, nell’ambito del progetto ‘Perché no?’” (https://www.ilmediterraneo24.it/famiglie-tutor-per-50-giovani-in-condizione-di-disagio-sociale-con-il-progetto-perche-no/). Claudio Arestivo di Moltivolti ha poi sottolineato l’importanza dell’inclusione attraverso il lavoro. “La sfida è l’autonomia delle persone: è l’aiuto fondamentale da offrire loro. La possibilità di imparare un lavoro le rende libere“. E proprio da Moltivolti svolge un tirocinio un giovane nato in Guinea, arrivato 5 anni fa come minore straniero solo, seguito da Vincenzo Ceruso della Comunità di Sant’Egidio e dalla sua famiglia. “Con la chiusura del Centro di prima accoglienza in cui si trovava – riferisce -, stava per rischiare di finire in un processo di marginalizzazione, piuttosto che di integrazione. Nella sua esperienza abbiamo notato le carenze del sistema di accoglienza, ma con una rete di simpatia che si è riunita attorno a lui siamo riusciti a sostenerlo“. In particolare, sull’esperienza del Progetto Apri si è focalizzata Nadia Sabatino, presidente della cooperativa La Panormitana, braccio operativo della Caritas di Palermo: “Quest’esperienza caratterizza l’attività del Centro San Carlo, microcosmo di comunità, luogo di convivenza di persone che portano le loro esperienze, storie, fragilità. Abbiamo sperimentato cosa vuol dire fare comunità in luoghi dove in un primo momento si vedono differenze. Ma si ritrova ricchezza nello scambio delle fragilità“.

A guidare l’incontro è stata Anna Cullotta, referente per l’immigrazione della Caritas di Palermo: “Questo incontro ci permette di condividere l’esperienza del Progetto Apri con molte delle realtà associative radicate nel territorio che credono fortemente e lavorano fortemente per l’integrazione. Ma si svolge soprattutto nell’ottica di uno sviluppo e di un’integrazione e di un intreccio sempre più composito. Per noi le associazioni sono un elemento importante per progettare percorsi condivisi perché il Progetto Apri si nutre di comunità ed è comunità, l’associazione è nella comunità come lo sono le famiglie. Se parliamo di comunità dobbiamo guardare a tutte le parti che la compongono“.

L’incontro a Palazzo Comitini: il dialogo con le amministrazioni comunali

Nella mattinata di ieri, si è svolto a Palazzo Comitini un incontro con i rappresentanti delle amministrazioni locali. Erano presenti oltre al sindaco metropolitano, Leoluca Orlando, il responsabile Politiche Migratorie e Protezione Internazionali Caritas Nazionale, Oliviero Forti, il vice direttore della Caritas diocesana di Palermo, don Sergio Ciresi, l’assessore alla cittadinanza sociale del comune di Palermo Cinzia Mantegna, il sindaco del comune Altavilla e gli assessori alle politiche sociali dei comuni di Termini Imerese e di Bagheria.

A Palermo il Progetto Apri è attivo da diverso tempo – spiega don Sergio Ciresie ha il valore di ‘progetto condiviso’ tra chi si offre di aiutare e chi chiede un sostegno: in definitiva, si è tutti corresponsabili, tutti allo stesso piano. Il percorso di integrazione cammina di pari passo con quello di sensibilizzazione all’accoglienza”.

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