PALERMO. Maschere, bogolan (arazzi maliani), tessuti Wax, bigiotteria touareg, articoli in pelle come scarpe e borse. Questo e molto altro lo troverete alla “Bottega” di artigianato senegalese e maliano, che sta per aprire i battenti in via Casa Professa 17 a Palermo, l’inaugurazione è in programma per venerdì 20 maggio alle 16. Questo luogo è stato fortemente voluto, e sarà gestito, grazie all’impegno dei soci dell’associazione “Africa Djengu” che nasce nel gennaio del 2017 con lo scopo di promuovere attività culturali relative principalmente a musica, danza e teatro delle tradizioni e cultura dell’Africa occidentale.
Tra i soci vi sono palermitani e anche migranti provenienti da altri paesi africani che si impegnano a portare avanti attività informali di promozione dei i valori legati ai popoli dell’Africa, convinti che dall’incontro tra le varie culture possa nascere un nuovo modello di convivenza che mette insieme le potenzialità e le risorse di ogni vissuto.
Caratteristica precipua dell’associazione è la metodologia di lavoro incentrata sulle culture stesse del popolo africano, che, per quanto concerne l’educazione, recita “Per educare un bambino ci vuole un intero villaggio” a significare che l’atto dell’educare non è demandato alla famiglia o alla scuola ma a tutte le persone che vivono in quel luogo, ognuno con le proprie competenze e conoscenze da trasmettere ai più piccoli.
Ognuno di questi articoli verrà ceduto ai propri consociati dietro il riconoscimento di un contributo che servirà per coprire le spese dell’associazione e per rimborsare gli artigiani maliani e senegalesi che forniscono le loro produzioni.
In bottega, oltre a trovare gli articoli artigianali dei consociati, sarà possibile partecipare a momenti di incontro, dibattito, laboratori di costruzione djembe e tante altre attività.
«‘Djengu’ significa alzare la testa – spiega Romina Vivona, che fa parte dell’associaizone – non essere più sottomessi, prendendo coscienza della propria cultura, delle proprie tradizioni, delle proprie radici, ed essere orgogliosi di queste e farle conoscere in modo non violento, facendo valere i propri diritti, la propria cultura, attraverso la conoscenza. Questa ‘Bottega’ vuole fare conoscere agli occidentali la cultura di questi popoli ma si rivolge anche ai giovani migranti che sono nati qui o che sono arrivati da bambini e quindi non hanno avuto modo di conoscere bene il proprio Paese d’origine. Perché spesso si parla di inclusione ma dimentichiamo che la conoscenza reciproca è la vera integrazione».