MONREALE. L’associazione di volontariato monrealese “Il Quartiere”, fondata da Sarina Ingrassia nel 1975 e ora gestita dalla presidente Gina Campanella, si è sempre distinta negli anni per il suo impegno sociale verso la comunità. In particolare, coinvolgendo i bambini che abitano per l’appunto il quartiere ‘‘La Bavera’’ o ‘‘Baviera’’ a Monreale, in cui l’associazione è situata da sempre in quella che era la casa di Sarina stessa. È in questo umile quartiere, angusto e isolato nella parte alta di Monreale, che Sarina visse, tenendo la sua porta aperta a tutti i bisognosi di aiuto, dai bambini alle mamme in cerca di rifugio.
Il quartiere “Bavera” di Monreale
La Bavera, nome originariamente dovuto ai “bavaresi” (gli Asburgo d’Austria) aventi nel quartiere un ufficio esattoriale intorno al ‘500, era chiamata anche quartiere delle ‘’Turbe’’, questo a causa della sua rumorosità e caoticità, che tuttora lo caratterizza. Il quartiere, è abitato dalla parte meno abbiente della popolazione monrealese sin dal XVI secolo, quando, l’Arcivescovo e il Pretore del tempo, decisero di trasferire questa parte della popolazione per evitare che aristocratici e turisti fossero disturbati dal vocio dei bambini che giocavano nelle strade vicino al Duomo, condannando così i cittadini a vivere in un quartiere ‘‘arroccato’’ e in pessime condizioni. Purtroppo, negli anni, questo piccolo ma caratteristico quartiere si è guadagnato una pessima fama a causa delle sue condizioni e per la malavita con cui è venuto a contatto, vedendo i suoi abitanti, e in particolare i bambini, galleggiare costantemente in un mare di difficoltà. In questo contesto, opererà Sarina Ingrassia che per quarant’anni, aiutata dai membri dell’associazione, “s’impiccerà dei bisogni degli altri”, come diceva lei, aiutando le famiglie del quartiere e facendo doposcuola ai bambini, fino a quando si spegnerà poi nel 2015.
L’impegno dell’associazione “Il Quartiere”
L’associazione mantiene viva l’eredità di Sarina, continuando il doposcuola e l’impegno generale verso gli abitanti del quartiere. A essere cambiato però è il rapporto con le famiglie. “Non è più lo stesso legame vivo che si era creato con Sarina – racconta Gina Campanella – una presenza costante all’interno della casa, sempre pronta a chiacchierare e ad ascoltare i problemi di tutti. A fermare ulteriormente questo legame è stata anche la pandemia che ha tenuto chiusa per ben due anni l’associazione, la quale, però, ha lottato comunque per riaprire e che adesso sta vivendo una vera e proprio rinascita. Stiamo pian piano ripopolando la casa, prima disabitata, riallacciando rapporti con altre associazioni, come ‘’Nati due volte’’, e tenendo vivi i legami con le altre realtà della Bavera, come quella della Casa del Sorriso o della parrocchia della Madonna delle Grazie“.
A contribuire a questa rinascita sono i ragazzi arrivati la settimana scorsa, volontari dalla comunità cristiana monastica ecumenica di Taizé (Francia, Burgundia), una realtà di volontariato fondata da Frère Roger e con cui Sarina venne in contatto per la prima volta negli anni ’70, dopo una crisi di fede, instaurando così una solida e splendida amicizia, che tuttora si mantiene con i membri dell’associazione.
È proprio grazie all’amicizia tra le due associazioni che Frate Bernard (fratello a Taizè), ha proposto a Eloi (insegnante proveniente dalla Catalogna di 28 anni), Hans (ragazzo tedesco di 20) e Filip (medico svedese di 30), di trascorrere un periodo di volontariato nell’associazione ‘’Il Quartiere’’, vivendo in autonomia all’interno della casa di Sarina. I ragazzi inizialmente non sapevano dell’esistenza dell’associazione, ma, nonostante ciò, hanno accettato subito la proposta, abbracciando la prospettiva di conoscere una nuova realtà, diversa rispetto alla loro, aggiungendo, allo stesso tempo, un nuovo tipo di esperienza al lavoro che stavano già svolgendo.
I volontari, durante la loro permanenza, si occuperanno di tutte le attività: dal doposcuola alla distribuzione del banco alimentare, affiancando gli altri volontari e dedicando anche dei momenti alla preghiera durante la giornata, proprio come faceva Sarina. Inoltre, essendo tra gli obiettivi della presidente quello di mostrare a questi ragazzi delle realtà cui loro non sono abituati o che non conoscono, saranno coinvolti, insieme ai bambini, in gite e visite educative, come quella presso la struttura fondata da Biagio Conte o in altre associazioni culturali con cui ‘‘Il Quartiere’’ è in contatto.
Un insegnante catalano, un medico svedese e un giovane tedesco: ecco i tre volontari per l’associazione “Il Quartiere”
L’associazione e i bambini non hanno esitato ad accogliere a braccia aperte i nuovi ospiti, facendoli sentire i benvenuti. Eloi e Filip parlano di come i bambini siano disponibili con loro, così generosi e pieni di fiducia nei loro confronti, affettuosi a tal punto da corrergli incontro per strada per salutarli quando li vedono, come se fossero amici da sempre.
In merito al cambio di ambiente che stanno vivendo, i tre ragazzi si esprimono positivamente. “È sicuramente un cambiamento rispetto a tutto quello che abbiamo vissuto fino ad ora – dice Hans – è come se fosse una nuova avventura, ma anche una sfida, soprattutto perché stiamo imparando una lingua nuova. I bambini si dimostrano sempre interessati, pronti a comunicare con noi anche in inglese. Siamo insegnante l’uno per l’altro“.
I tre ragazzi stanno inoltre scoprendo la bellezza di Monreale che, come ogni altro posto al mondo, ha anche i suoi problemi. Hans racconta che il loro obiettivo principale è quello di capire gli abitanti, cercando di identificare i problemi che vivono, trovando delle possibili soluzioni con l’aiuto dell’associazione, di cui loro ammirano tanto il lavoro svolto.
Alla domanda: “Che cosa sperate di lasciare ai bambini alla fine di quest’esperienza?“, rispondono tutti in maniera diversa. “Spero – dice Eloi – che possiamo arricchirci umanamente a vicenda’’. “Non si tratta solamente di lasciare ai bambini qualcosa – aggiunge Filip -, vivere insieme questo momento della loro vita è già una causa in sé. Non abbiamo un particolare obiettivo se non quello di condividere quest’esperienza e vedere cosa ne esce fuori’’. “Vorrei dimostrare ai bambini – dice Hans – che sono importanti e amati, che hanno sempre un posto sicuro all’associazione, potendo trasmettere, anche attraverso i momenti di preghiera, un tipo di spiritualità non rigida ma pratica, quella che risiede nelle piccole cose e nelle azioni, e mostrando loro, attraverso queste, l’amore di Dio. La speranza è anche quella che, avendo intorno persone provenienti da posti diversi, possano avere la consapevolezza che il mondo è più grande, consentendo loro di acquisire una visione più cosmopolita, dove le differenze sono apprezzate e non condannate’’.
I ragazzi inoltre stanno imparando molto da come i bambini affrontano i loro problemi, da come non si abbattano di fronte a questi trovando gioia nel giocare insieme, tenendo viva la speranza. “L’associazione fa da contrappeso alle brutture che purtroppo fanno parte della realtà di questi bambini – dice Filip -. La presenza costante de’ “Il Quartiere” è come una luce nel buio, che magari è piccola, ma che, come un piccolo fiammifero nel buio di una stanza, sarà comunque capace di illuminare’’. “Sono pronto a ricevere qualsiasi cosa da quest’esperienza – dice Eloi -. Non sono venuto con nessuna aspettativa se non quella di vivere tutto questo per come viene“. “È meraviglioso e d’ispirazione vedere quanto questo lavoro significhi tanto per i membri dell’associazione – conclude Hans – che si impegnano a riempire le giornate dei bambini con tante piccole attività insieme. È da questo che si vede quanto ci tengono davvero a quello che fanno’’. Sono le azioni di piccole ma importanti associazioni come questa che accendono la speranza che le cose possano cambiare, piccoli ma costanti gesti, come la goccia d’acqua che, battendo costantemente sulla superficie della pietra nel corso del tempo, finirà piano piano per scavarla.