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Screening gratuiti al Palermo Marina Yachting nella Giornata del Diabete

I medici e gli infermieri dell’unità operativa di Endocrinologia del Policlinico effettueranno controlli di e informeranno i cittadini sui corretti stili di vita

Yuri Testaverde
Yuri Testaverde
Ha studiato Scienze Politiche all'Università La Sapienza di Roma. Impegnato nel mondo sociale, è stato membro attivo di diversi progetti in ambito socio-politico tra Roma e Palermo, dove ha curato le pubbliche relazioni per il network RenUrban. Dal 2018 collabora con il mensile Cntn e, da ottobre 2020, con "Il Mediterraneo 24"
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PALERMO. Domenica 12 novembre dalle ore 11 alle 16, presso il Palermo Marina Yachting di via F. Patti, si svolgerà un evento di sensibilizzazione sulla prevenzione e la gestione del diabete, proprio in occasione della Giornata Mondiale del Diabete.
Con lo slogan “conosci il tuo rischio, conosci la tua risposta” (“know your risk, know your response”) i medici e gli infermieri dell’unità operativa di Endocrinologia del Policlinico di Palermo, con la collaborazione degli studenti della Scuola di Medicina, effettueranno controlli di screening e informeranno i cittadini sull’importanza di conoscere il proprio rischio di sviluppare un diabete tipo 2 e sui corretti stili di vita per la sua prevenzione.

Secondo i dati forniti dal Ministero della Salute nella ‘Relazione al Parlamento italiano – Stato delle conoscenze e delle nuove acquisizioni in tema di diabete mellito’, marzo 2022 – “L’International Diabetes Federation (IDF) calcola che, nel 2021, nel mondo, 536,6 milioni di persone tra 20 e 79 anni, (il 9,8% degli adulti), siano diabetiche e che un ulteriore 1,2 milioni di bambini e adolescenti (0-19 anni) abbia il diabete di tipo 1. Il numero di adulti con diabete è, inoltre, destinato ad aumentare a oltre 642 milioni nel 2030 e 783 milioni nel 2045”.

Si distinguono un diabete di tipo 1 (c.d. diabete immuno-mediato, circa il 10% dei casi) e un diabete di tipo 2 (c.d. diabete non immuno-mediato o dell’adulto, circa il 90% dei casi). Si tratta fondamentalmente di due patologie distinte, in quanto i due tipi di diabete si differenziano, oltre che per la diversa eziopatogenesi (distruzione autoimmune delle cellule beta del pancreas, che producono l’insulina, nel tipo 1; ridotta sensibilità e resistenza periferica all’insulina nel tipo 2), anche per le differenti età di insorgenza (bambini-adolescenti nel tipo 1; adulti nel tipo 2), sintomatologia di esordio (acuta nel tipo 1; più sfumata e graduale nel tipo 2), strategie Terapeutiche (insulina dall’esordio nel tipo 1; correzione degli stili di vita e farmaci ipoglicemizzanti nel tipo 2) e, soprattutto, possibilità di prevenzione primaria. Se, infatti, il diabete di tipo 2 è, in parte, prevenibile modificando gli stili di vita dei soggetti a rischio, particolarmente per quel che riguarda la nutrizione e l’attività fisica, il diabete di tipo 1 può essere difficilmente prevenuto, in quanto sono ancora poco chiari i fattori di rischio che interagiscono con la predisposizione genetica scatenando la reazione autoimmunitaria.

In ambito nazionale, in base ai dati ISTAT del 2020, ben 4,5 milioni di persone dichiarano di avere il diabete in Italia, 1 milione e mezzo sono le persone che non sanno di avere il diabete (diabete non diagnosticato), 4 milioni sono le persone ad alto rischio di sviluppare il diabete e, su 10 persone con diabete, il 70% ha più di 65 anni e il 40% ha più di 75 anni. Il rischio di avere il diabete aumenta proprio con l’età, in Italia passa dal 3% nelle persone con meno di 50 anni raggiungendo il 21% nella popolazione con più di 75 anni; risulta maggiormente diffuso tra gli uomini, il cui tasso è pari al 6.2% a differenza delle donne, pari al 5.5%. Con l’aumentare dell’età la forbice aumenta a svantaggio del genere maschile.

La prevalenza del diabete non è neanche omogenea a livello nazionale, dove la diffusione maggiore è nel meridione. Calabria, Molise e Sicilia, ad esempio, contano rispettivamente 8.7%, 7.6% e 7.3% di casi diabetici, percentuali che risultano essere il doppio rispetto a quelle delle province autonome di Bolzano e Trento, pari a 3.4% e 4.2%. Vista, poi, la stretta correlazione diretta tra obesità/sovrappeso e diabete di tipo 2, devono preoccupare i dati sulla diffusione di tali condizioni tra la popolazione italiana.

L’ISTAT, sempre relativamente all’anno 2020, rileva che in Italia, nella popolazione adulta, la quota di sovrappeso è pari al 36,1% (maschi 43,9%, femmine 28,8%), mentre gli obesi sono l’11,5% (maschi 12,3%, femmine 10,8%) e che quindi, complessivamente, in Italia si possono stimare in circa 4 milioni le persone adulte obese.

Riprendendo, infine, gli aspetti socio-sanitari ed organizzativi trattati nella ‘Relazione al Parlamento italano – Stato delle conoscenze e delle nuove acquisizioni in tema di diabete mellito’, si può evidenziare il fatto che “il diabete è un esempio paradigmatico di malattia cronica che, pur essendo in parte evitabile, è più diffusa tra i gruppi socialmente sfavoriti, poiché chiama in causa fattori legati al contesto politico e socioeconomico, alle condizioni di vita e di lavoro, a fattori psicosociali. Infatti, nonostante i principali indicatori di stato di salute generale (mortalità, attesa di vita) delle popolazioni europee e occidentali siano in continuo miglioramento, questo fenomeno virtuoso è distribuito eterogeneamente nella popolazione, differenziandosi per livello sociale. La genesi delle diseguaglianze va ricercata già nell’età infantile, in un progressivo e cumulativo squilibrio tra fattori di protezione e fattori di danno per la salute (per esempio l’adozione di stili di vita non salutari, come l’inattività fisica e la cattiva alimentazione)”.

Da questi dati e dalle analisi si evince quanto sia impegnativo dare un quadro complessivo della situazione sia a livello internazionale che nazionale ma, contemporaneamente, quanto sia importante agire prontamente per ridurre il peso clinico, sociale ed economico che questa patologia rappresenta per l’intera comunità.

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