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mercoledì, 2 Aprile 2025
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Sette persone senza dimora diventano attori in “Mai capitato al mondo”

Uno spettacolo per sfidare i pregiudizi e l'emarginazione sociale. Così il loro sogno è diventato arte e realtà

Serena Termini
Serena Termini
È nata il 5 marzo del’73 e ha tre figli. Dal 2005 è stata la corrispondente dell'agenzia di stampa nazionale Redattore Sociale con cui oggi collabora. Da sempre, ha avuto la passione per la lettura e la scrittura. Ha compiuto studi giuridici e sociologici che hanno affinato la sua competenza sociale, facendole scegliere di diventare una giornalista. Ciò che preferisce della sua professione è la possibilità di ascoltare la gente andando al di là delle prime apparenze: "fare giornalismo può diventare un esercizio di libertà solo se ti permettono di farlo".
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PALERMO – Hanno recitato, facendo emozionare e riflettere in profondità il pubblico sulla loro condizione di vita e, nello stesso tempo, hanno saputo pure divertirsi e fare sorridere. Hamza Bhihi, Alessandro, Giusy, Nicola, Liboria, Daniela e Nevena, venerdì scorso presso il CineTeatro Colosseum, si sono esibiti in “Mai capitato al mondo”: performance teatrale nata dall’esperienza di sette persone, in forte stato di marginalità sociale che sono diventate attori e narratori della propria vita. L’evento, realizzato nell’ambito del progetto “Generazione Z” – finanziato dall’Assessorato regionale della Famiglia, Politiche Sociali e Lavoro e promosso dalla Fondazione Don Calabria per il Sociale) – ha portato in scena storie personali intrise di ironia e di messaggi forti contro l’esclusione sociale.

Il titolo dello spettacolo, guidato dal regista Orazio Bottiglieri, scelto dagli stessi protagonisti, racchiude il significato di un percorso personale e di gruppo: un viaggio iniziato a ottobre 2024 con incontri settimanali, esercizi di mimica, prossemica e condivisione. Quattordici persone hanno partecipato al laboratorio con la libertà di salire sul palco, collaborare dietro le quinte o semplicemente osservare.
“Abbiamo cercato di fare capire alle persone – ha raccontato Alessandro di 57 anni che è accolto presso il Centro San Carlo – le nostre condizioni e i nostri problemi in maniera seria ed ironica. Nella mia vita avevo già avuto esperienze teatrali. Ad un certo punto, mi sono trovato in una situazione difficile perchè ho dato fiducia a persone che non lo meritavano. Oggi il mio desiderio più grande è quello di ricevere tutto l’affetto che non ho avuto nella mia vita”.

“E’ stata una bellissima esperienza – ha detto pure Giusi di 53 anni che vive dentro Casa San Francesco – perchè sono riuscita a vincere la mia timidezza. In passato ho fatto la badante. Sono pure una persona a cui piace ridere e divertirsi con poco perchè mi fa dimenticare tutti i problemi che viviamo. Grazie al regista abbiamo trovato persone meravigliose che con le risate ci hanno fatto sentire vive. Il mio desiderio è quello di potere vivere in una piccola casa insieme al mio compagno”.

“Quello che mi resta più impresso è aver rivissuto i mesi in dormitorio mentre oggi costruisco la mia indipendenza – ha aggiunto Daniela -. Le persone con cui ho condiviso questo percorso sono una famiglia. Ci siamo sostenuti nei momenti di debolezza e in quelli felici. Insieme, siamo diventati un sostegno reciproco, dentro e fuori dal palco, dentro e fuori dal dormitorio”.

“Dopo sei mesi di lavoro, andiamo in scena con uno spettacolo molto bello e significativo che possiamo sintetizzare con al parola senza. Noi siamo abituati ad avere un comodino, un frigorifero,  una cucina e una casa. Loro, invece, hanno la parola senza che li accompagna nella loro vita quotidiana. Per loro avere tutte le cose normali che abbiamo noi è difficile se non impossibile perchè hanno il problema di essere senza dimora – ha continuato Orazio Bottiglieri, autore e regista dello spettacolo -. Con questa rappresentazione abbiamo voluto regalare emozioni e risate. Loro hanno la grande capacità di accontentarsi che ci deve fare riflettere. Lo spettacolo andrebbe portato nelle scuole per ricordare ai giovani che le difficoltà della vita sono tante e ci sono colpe e responsabilità. Nonostante tutto, però, la parola da cui partire stasera è quella di ricominciare in maniera diversa perchè il teatro serve, con la sua magia, a offrire una chance piena di speranza, mettendo da parte gli errori del passato”.

Da persone invisibili sono diventati attori e attrici– ha detto Marco Guttilla, responsabile del progetto – dimostrando tante qualità umane. Il percorso è nato ad ottobre con 14 persone, provenienti dai poli per i senza dimora (Casa San Francesco, Polo Martin Luther King, Centro San Carlo e appartamento di Housing) dopo il festival dei talenti. Ciò significa che, anche in una condizione personale molto difficile, si può ricostruire una vita attraverso relazioni, desideri e creatività. Questo percorso è parte di una loro ri-costruzione più ampia: un accompagnamento verso una autonomia di vita centrata sulle relazioni umane. Si tratta di un laboratorio che vuole fare riflettere ma soprattutto fare divertire le persone che aiutiamo. Mai capitato al mondo è una testimonianza che l’emarginazione può diventare protagonismo e che nessuna storia merita di restare nell’ombra. Dopo questo debutto l’intenzione è quella di riproporre lo spettacolo  in altri teatri”. 

La Fondazione Don Calabria per il Sociale, insieme ai partner La Panormitana, Istituto Valdese, Croce Rossa Italiana, Fondazione San Giuseppe dei Falegnami e Maghweb, ha lavorato per fare dell’arte uno strumento di riscatto sociale.

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