PALERMO. Un lavoro lungo un anno, di raccolta di immagini e di parole dei residenti, che messe tutte insieme provano a raccontare un quartiere di Palermo complicato per la conformazione urbanistica e la storia ma semplice come le persone che ogni giorno lo vivono e lo attraversano, quello del CEP di Palermo. Oggi è stato inaugurato il primo “Museo Collettivo di Quartiere di San Giovanni Apostolo” che ha trovato sede negli spazi dell’omonimo centro aggregativo.
Il museo di Palermo sarà il primo ad essere presentato dei tre musei collettivi realizzati dopo un lungo processo di partecipazione attiva nelle città di Favara, Roma e Palermo, del progetto “P.arch Playground per architetti di comunità” selezionato da Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Il processo che ha portato alla creazione del Museo Collettivo di San Giovanni Apostolo è stato curato da Minimum Studio e Ecomuseo Mare Memoria Viva in collaborazione con l’Associazione San Giovanni Apostolo Onlus.
«Abbiamo chiesto a diverse persone di diverse età ed estrazione sociale di fotografare quello che vedevano per raccontarci il loro quartiere e la loro quotidianità – spiega il fotografo Roberto Boccaccino che ha condotto i laboratori con i residenti – un modo per fargli osservare il mondo intorno a loro. Abbiamo raccolto tutto questo materiale in dei quaderni che saranno esposti e consultabili da tutti. Alcune delle foto e delle frasi sono diventati pezzi del museo».
Una serie di volumi sulle identità della comunità stessa e sul territorio che questa abita. Ogni quaderno è stato curato nei contenuti da un piccolo gruppo di persone che vive il quartiere. Ciascun quaderno ha un proprio carattere, un proprio tema, una propria estetica interna, e soprattutto una propria visione: costituisce in questo modo una voce precisa all’interno di un lavoro corale.
Hanno partecipato alla creazione di questo museo collettivo operatori e operatrici dell’associazione San Giovanni Apostolo Onlus, famiglie, giovani e bambine e bambini che frequentano le attività del centro, studenti dell’Istituto Comprensivo Giuliana Saladino e insegnanti, artisti e creativi. Insieme a tutti loro, in una serie di incontri e di laboratori, attraverso delle passeggiate, giochi, riflessioni sul modo in cui si cresce e si vive nel quartiere e su come si può cambiare. Si è sperimentato attraverso l’immagine fotografica una narrazione del quartiere, indagando il presente per immaginare il futuro.
“P.arch Playground per architetti di comunità” è un progetto di contrasto alla povertà educativa mediante la sperimentazione di un processo educativo innovativo e replicabile basato su metodologie creative e sulla relazione attiva, aperta e progettuale con i territori, in ottica di rigenerazione urbana. Il progetto prevede di dotare aree periferiche di presidi educativi stabili, che mettano al centro la scuola come motore di sviluppo e cambiamento e la supportino nel compito di creare migliori e più responsabili cittadini del mondo attraverso l’apporto e il rapporto con università, istituzioni, associazioni e con il coinvolgimento di docenti e famiglie.