PALERMO. Sedici persone che stanno per concludere la pena o che sono in misura alternativa alla detenzione carceraria hanno trovato accoglienza residenziale dentro l’Housing Sociale del progetto ”Ortis-l’Orto della Spazzina“: un presidio territoriale per la giustizia di comunità, attivo dallo scorso febbraio, che prevede interventi in favore delle persone in esecuzione penale, misura alternativa o ex detenuti senza dimora.
L’Housing sociale è in una palazzina indipendente di tre piani dove le persone detenute, per il momento in prevalenza di origine straniera, sperimentano una sorta di autogestione coordinata dagli operatori delle diverse realtà del progetto. A parlare della loro esperienza sono alcune delle persone accolte, in esecuzione di pena, per reati di contraffazione, spaccio di stupefacenti e maltrattamenti.
“Dopo essere stato al carcere Pagliarelli per quasi 3 anni, adesso sono arrivato da tre giorni in questa casa dove ho una stanza con un italiano e c’è molta disponibilità – dice il giovane tunisino di 53 anni -. Ho due figlie di 12 e 9 anni che riesco a sentire tramite le video-chiamate. Completerò la pena nel giugno del 2024 e vorrei recuperare come padre il tempo che non sono riuscito a dedicare a loro. L’Italia è un paese amico che cerca di abbracciare tutti. Spero di lavorare e dare il mio contributo alla società”. “Sono stato accolto da una settimana e mi sto trovando bene perché questo è un luogo molto diverso dal carcere – racconta pure il giovane marocchino di 36 anni -. Sono arrivato in Italia nel 2002 e sono sposato con tre figli. Mi rimangono 7 mesi; spero dopo di trovare un lavoro al più presto”.
“Ho già fatto già diversi anni in carcere. Oggi aspetto che la mia vita ritorni presto da persona libera – continua un giovane ghanese di 48 anni -. Ho tre figli in Ghana e tre in Italia che devo mantenere ed aiutare con il lavoro. Lavoravo al mercato ortofrutticolo. Vorrei lavorare ma devo aspettare ancora un anno per la fine della pena”.
“Sono in Italia dal 2005 ed ho sempre lavorato – aggiunge infine un altro giovane marocchino di 51 anni -. Mentre lavoravo come ambulante nel commercio delle arance di Ribera sono stato coinvolto in qualcosa che non mi apparteneva, Sono in questa casa da 6 mesi e ho l’impegno di cercare di mantenere delle relazioni di pace tra tutti noi. Gli operatori mi danno fiducia perchè mi piace gestire la casa e migliorare la convivenza tra di noi. Non è facile ma possibile. Se succede qualcosa si cerca sempre di risolvere i piccoli problemi. Fra 4 mesi finisco la pena e voglio mettermi in regola con i documenti per ritornare ad una vita normale”,
La capofila dell’ATS del progetto è l’associazione “Un Nuovo Giorno ODV” che supporta, assiste e si occupa, a vario livello, di favorire l’inserimento lavorativo delle persone fragili, vulnerabili ed emarginate, ad alto rischio di discriminazione e di esclusione sociale. In particolare, l’associazione si occupa delle persone detenute, delle persone in uscita dai circuiti penali, in uscita dal circuito penitenziario, in esecuzione penale esterna o sottoposte a misure e sanzioni di comunità.
In Sicilia le realtà di questo tipo sono poche con la conseguenza che non si riesce a rispondere al bisogno del territorio.
“Il progetto sta andando molto bene. Da febbraio ad ora, abbiamo ospitato circa 45 persone – dice Antonella Macaluso, presidente dell’associazione Un Nuovo Giorno -. Oggi abbiamo 16 persone in prevalenza di origine straniera con solo quattro italiani. Siamo davanti ad una situazione di emergenza che cerchiamo di fronteggiare. Sappiamo bene di rispondere ad un bisogno sociale che è in continua crescita. Per necessità, infatti, nella casa abbiamo dovuto ricavare due posti in più. La situazione non è facile ma cerchiamo, ogni giorno, di gestirla nel migliore dei modi soprattutto considerando che, l’housing è una soluzione temporanea di vita molto più serena rispetto alla reclusione in carcere. Il nostro desiderio forte resta quello di aiutare queste persone, con gli strumenti che abbiamo a disposizione, ad avere un futuro di vita diverso ”.
“Ortis è cofinanziato da Cassa delle Ammende in attuazione dell’accordo stipulato con la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome per percorsi di inclusione sociale e/o di inserimento lavorativo rivolte a persone in esecuzione penale (GURS N. 7 del 19/02/2021, Parte I) e per una percentuale specifica anche dall’assessorato regionale della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro.