PALERMO. In queste settimane è in corso allo Sperone, il progetto di cucito creativo pensato dalle donne per le donne del quartiere, “Per filo e per segno”, organizzato dall’associazione Castello e Parco di Maredolce, che da anni opera nella periferia palermitana. Un progetto ospitato dall’I.C.S. “Giuseppe Di Vittorio”, che ha messo un’aula a disposizione in assenza di spazi aggregativi nel quartiere.
Un progetto natalizio per il secondo anno allo Sperone dopo un primo esperimento messo a punto l’anno scorso dall’associazione Castello e Parco di Maredolce, quando le mamme, oltre a realizzare delle decorazioni artigianali, avevano anche scritto una lettera al sindaco di Palermo chiedendo degli spazi necessari nel quartiere dove vivono.
Dei luoghi di socialità dove esprimere la propria creatività. Dei luoghi di amicizia e svago dove queste mamme si possano riscoprire e ritrovare in quanto donne fuggendo dalla quotidianità e dai ruoli in cui vivono ogni giorno.
“Per noi mamme allo Sperone ci sono pochissime opportunità. La scuola ci è venuta incontro con un’aula luminosa. La scuola è la nostra continuazione. È una bella collaborazione, ma se ci allarghiamo avremo bisogno di altri spazi”, commenta Rosa, 47 anni, che a breve diventerà di nuovo nonna.
“Questo per noi è un bel passatempo, ma se diventasse anche un lavoro, perché no”, commenta Catia, 43 anni, che ha dimestichezza col cucito, e negli anni osservando la sua mamma lavorare, ha imparato e custodito quest’arte con le mani, e delle tecniche come quella della catinella, del punto basso e del punto lungo. E fa dei quadri, coperte a mano sia estive che invernali, e insieme alle altre donne lavora lavora per adesso a delle mattonelle di lana colorata, che comporranno un grande albero di Natale, che verrà esposto nell’atrio della scuola “Di Vittorio”.
“Momenti di svago, in cui dimentichiamo tutto, lasciamo i nostri problemi a casa, si è creata una bella atmosfera di famiglia”, continua Catia. Nel gruppo, le mamme più esperienti insegnano a chi non ha esperienza. Come nel caso di Domenica, 37 anni, casalinga, con due figli. “Io ho imparato qui, quest’arte, molte di loro sapevano cucire. Di attività del genere, di socialità e di aggregazione, ce ne vorrebbero ogni giorno. Ci ritroviamo tutte insieme, è un momento dedicato a noi”, commenta.
Per Giuseppa, 65 anni, casalinga, il cucito custodisce tutto il senso del suo essere famiglia. “Ho fatto delle fiere nel periodo di Natale, in città, nei palazzi storici, nelle piazze e in parrocchia. Ho iniziato molto giovane, quando si è sposata mia sorella, con le bomboniere. Poi mio fratello, le mie nipoti e i miei figli. Quando ho fatto queste bomboniere, ho sentito gratitudine. Stavo facendo qualcosa per noi come famiglia. Vendendo questi oggetti, potremmo crearci un lavoro. Ci impegniamo anziché non fare nulla. Per fortuna abbiamo queste mani che ci regalano qualcosa”.
Tutti i progetti dell’associazione Castello e Parco di Maredolce nascono per le famiglie. “Queste donne chiedono uno spazio aggregativo. Spazi di socialità e di libertà dalla propria vita quotidiana. Sono donne che non vogliono consumare i loro anni nei ruoli a loro imposti. Ruoli di madre e di moglie, prive di speranza. Sono donne che vogliono cambiare vita. E così, ho accolto i loro desideri, con qualcosa che a loro piace fare e in cui si sentono anche anche utili. Da questo passatempo col cucito può nascere una sartoria sociale, un lavoro, che non è una novità, ma la novità è che sono queste donne a chiederlo”, spiega Giusy Scafidi, vicepresidente dell’associazione, che si occupa di questa iniziativa.
“Non dimentichiamo che le donne spesso non si separano dai mariti dietro violenze che subiscono proprio perchè manca un’autonomia economica”, continua Scafidi. “Questo filo può essere per loro molto lungo e può lasciare il segno di un percorso nella loro vita, cominciato quasi per gioco, per necessità, che però può diventare anche un lavoro, e dare delle soddisfazioni. Lavoreremo per i costumi di EduCarnival, dopo il Natale, attivando un laboratorio sartoriale al Di Vittorio, ma coinvolgeremo anche altre scuole”.
Il progetto è stato presentato all’I.C.S. “Giuseppe Di Vittorio” allo Sperone, ma si può allargare ad altri Istituti. La scuola ha messo a disposizione un’aula luminosa. L’associazione ha provveduto ai materiali senza gravare sulla scuola. “Pensiamo a dei progetti regionali di formazione, per le signore, che possano dare loro una qualifica professionale”, conclude la vicepresidente dell’associazione.
“Abbiamo sempre dato tanto alle nostre mamme. Sono da 23 anni allo Sperone e lavoriamo giorno e notte per la scuola”, commenta la vicepreside del Di Vittorio, Gabriella Civello. “Ho voluto questo momento per le mamme perché ne abbiamo colto il gran bisogno. Di momenti così di aggregazione, per mettere anche un punto allo stiratore, al forno e al cucinare. Anche il non far nulla è un momento per sé stesse. Vorrei che fossero di più. Qui, le mamme fanno tutto, seguono i ragazzi, sono mamme presenti, lavorano a casa o anche fuori. Una cosa che le accomuna è credere nella scuola. Hanno accolto con piacere questo momento, e noi ne siamo fiere”.
“La parola chiave in questa scuola è avere cura. Ci prendiamo cura dei ragazzi, dei genitori, ma soprattutto con i genitori c’è una collaborazione, un confronto continuo, che ci facilita nel lavoro sulla dispersione”, continua Milena Marsala, docente di francese, che da anni si occupa di dispersione scolastica. “Se creo una relazione con i genitori, poi agire sul figlio che non viene a scuola, è un lavoro facilitato. Tutti hanno il mio numero di telefono. Dò una mano ai genitori a risolvere anche piccoli problemi e vedo che si fidano di me. Creare relazione è importante. C’è un rapporto quasi di amicizia con le mamme. Ci condividono anche i momenti di vita personale. Uno spazio tutto per sé (come il titolo di un’opera di Virginia Woolf) è quello che abbiamo voluto dare loro. Fare l’uncinetto è un modo per parlare, per ridere, per distrarsi dai problemi in famiglia”.