PALERMO. Incontro certamente particolare per gli studenti dell’Istituto Comprensivo Giuliana Saladino di Palermo che, ieri mattina, hanno avuto modo di incontrare, se pur in collegamento da remoto, la scrittrice e poetessa ungherese di origine ebraica Edith Bruck. “Tutto è nato dalla Giornata della Memoria e dagli approfondimenti tematici che hanno sentito di voler fare i ragazzi, guidati in questo percorso dalla prof.ssa Palmira Raia, – spiega Giusto Catania, direttore scolastico dell’Istituto – e così si è arrivati a scrivere una vera e propria lettera a Edith Bruck ed è poi nata l’organizzazione di questa emozionante giornata, un momento altamente formativo e pedagogico per gli studenti e per tutti noi”.
Edith Bruck conobbe, fin dall’infanzia, il clima ostile che si creò attorno agli ebrei, avendo modo di sperimentare in prima persona diversi campi di concentramento, da Auschwitz a Dachau, fino alla liberazione nel 1945, assieme alla sorella, da quello tedesco di Berger-Belsen. La madre, il padre, un fratello ed altri familiari non furono risparmiati dalle atrocità naziste, e anche dopo la fine del conflitto, iniziò per lei un periodo di assestamento per scegliere dove provare ad iniziare una nuova vita, ed ecco che, dopo un tormentato periodo in Israele, si trasferisce a Roma, dove vive tutt’ora. “Ho iniziato a scrivere perché, dopo essere tornati dai campi, nessuno se la sentiva ancora di invitarci per dare la nostra diretta testimonianza dei fatti e non ci siamo sentiti accolti come credevamo – dice la scrittrice, incalzata dalle interessate domande degli studenti -. La voglia di provare a raccontarsi e, in qualche modo, a volersi riscattare era tanta e la carta sopporta tutto, ma ho provato a farlo adottando la lingua italiana per mantenere quel distacco emotivo sennò impossibile da sostenere. In qualche modo, la lingua italiana per me è stata, dunque, una forma di salvezza”.
Importante anche il rapporto con la sorella, sopravvissuta nei campi di concentramento assieme a lei, e che le ha dato la forza di andare avanti, di credere ancora in qualcosa dopo lunghi periodi difficili, a partire dall’infanzia fatta di durezza e povertà.
Inevitabile la domanda sui rapporti con gli altri sopravvissuti: “Quando ci vedevamo con gli altri, difficilmente si parlava delle comuni esperienze; c’era una sorta di pudore comune, di rispetto reciproco per un dolore che non si può mai descrivere a fondo, soprattutto dopo averlo vissuto sulla propria pelle. Primo Levi, poi, aveva un risentimento tutto suo, dettato dal fatto di essersi sentito tradito in primis come italiano, e poi come ebreo; fu comunque un risentimento comune a diversi strati della popolazione ebraica dell’epoca, dettato dalle domande su tutta quella disumana cattiveria. Niente fu come la Shoah”.
Poi il clima dell’opinione pubblica, per fortuna, muta con gli anni, fino ad arrivare all’istituzione mondiale della Giornata della Memoria nel 2005 e ad affrontare il tema della Shoah in varie forme, modi e anche toni: “Anche dopo la fine della guerra, il clima era per varie ragioni ostile verso gli ebrei, era un tema anche politicamente complesso, ma col passare del tempo per fortuna c’è stata una comune sensibilizzazione sul tema e mi ritrovo io stessa ad essere spesso invitata dalle scuole per parlare ai ragazzi di ciò che è successo, che non deve mai e poi mai essere dimenticato!”.
Davanti alle domande sui temi dell’attualità, inevitabile il ricorso alla speranza per una pace duratura nella complessa situazione in Medioriente e per il conflitto russo-ucraino, di cui ricorre l’inizio del terzo anno.
Per la Bruck, nel corso degli anni, numerosa la produzione letteraria, televisiva, teatrale, le collaborazioni giornalistiche, le consulenze sul tema, le lauree honoris causa, le interviste e gli incontri importanti, non da ultimo quello con Papa Francesco, che nel febbraio 2021 volle andare a trovarla nella sua casa romana e da cui lei trasse linfa per un nuovo libro autobiografico, Sono Francesco, di cui il pontefice scrisse la prefazione. E proprio su questo, smorzando un po’ i toni finali, la Bruck si è soffermata nel congedarsi dal caloroso omaggio degli studenti: “Da quando ho iniziato a scrivere mi sono sempre considerata nell’animo una poetessa, ma la mia storia personale mi ha permesso di esprimermi anche attraverso l’attività educativa. Non mi vengono quasi mai poste domande in quanto semplicemente donna o cittadina, ma proprio rispettando questo ruolo che la vita mi ha dato, provo nel mio piccolo a farmi strumento di pace e di testimonianza per gli altri, per rendere il mondo un posto un po’ migliore. Provarci servirà sempre”.
Una giornata sicuramente da ricordare per questi studenti palermitani e che, data la particolarità dei temi e dell’ospite, speriamo possa divenire preziosa memoria per non dimenticare.