PALERMO. Marta, ha 18 anni, conosce le strade dell’Albergheria: i suoi vicoli e le sue piazze. Ogni mattina, per raggiungere il plesso Cascino del Liceo Scienze Umane Regina Margherita, le attraversa. A volte accade che incroci qualcuno che neanche alza lo sguardo perché come “uno zombie” – dice – avanza, si accascia, barcolla.
Marta Napoli è preoccupata: ha paura per i suoi coetanei, ha paura per quelli che queste strade le abiteranno. Ha paura perché qui si muore non solo ma anche di crack che è, tra gli ultimi ritrovati tra le droghe, la più economica e la più recuperabile anche su canali social ideati ad hoc. Così chi ha pochi spiccioli o chi pochi ne recupera “può farsi”.
Marta, ha paura perché sembra non esserci salvezza e perché, oltre Giulio, Noemi e Diego, di cui oggi ricorre l’anniversario, è molto probabile, se non si interviene efficacemente, che altri nomi si aggiungano alla lista dei morti. Ed è proprio per sollecitare le istituzioni e per sensibilizzare i cittadini tutti, così che quanto ha da farsi venga fatto, che oggi insieme a Marta centinaia di studenti di nove scuole palermitane parteciperanno all’assemblea “Scuola, presidio di lotta e di cura” organizzata da “Studenti in lotta” con l’adesione del coordinamento “Riduzione dei danni e Prevenzione dei rischi”.
Successivamente alle 15 nella piazza antistante Casa Professa. Da lì un corteo di studenti e di quanti aderiscono alle associazioni di quartiere sfilerà fino alla sede dell’Assemblea Regionale Siciliana per chiedere l’approvazione, entro la chiusura del bilancio economico regionale 2023/2024, del Disegno di legge “Dalla dipendenza all’interdipendenza”, che prevede misure più efficaci per il contrasto alle dipendenze. Nel Ddl a richiesta sono interventi socio-sanitari e riabilitativi capillari ed integrati.
I giovani, però, in più – così durante l’assemblea – chiedono che in tutte le scuole sia presente uno spazio per il supporto psicologico permanente con figure specializzate in grado di rispondere al malessere dilagante e spesso sistemico. Imprescindibile anche l’informazione e la formazione sulle dipendenze e sulla riduzione dei rischi.
Proprio perché frontiera, “la scuola – nella nota diffusa dagli “Studenti in lotta” – deve essere il primo centro di lotta alle dipendenze patologiche. Fino ad oggi nelle scuole l’approccio è stato securitario: nella maggior parte dei casi del fenomeno se ne parla con le forze dell’ordine e in modo parzialmente stigmatizzante e repressivo, riflesso di un clima di terrore e disprezzo diffuso verso chi ha una dipendenza”
La dipendenza, infatti, non è soltanto tossicodipendenza. “Non si muore solo di crack – aggiunge Marta Napoli a rappresentanza dei suoi compagni di Liceo – il disagio sociale e personale induce giovani e giovanissimi ad abusare, restandone vittime, anche di cibo, di alcol, di nicotina. Ecco perché è necessario, abbattendo tabù e pregiudizi, parlare tanto e con persone che abbiano le competenze per farlo, perché la dipendenza riguarda un po’ tutti, in un modo o nell’altro”.
Non è solo “lo zombie” che si accascia per ore nei vicoli dell’Albergheria o di qualunque altra perferia ma sono in molti e ovunque a essere vittime delle dipendenze. “La narrazione – si continua a leggere – secondo cui la responsabilità sta al singolo individuo non ci convince; la responsabilità invece è delle istituzioni, che non soltanto sembrano ignorare la complessità del quadro, ma che contrariamente la alimentano”.
Dalla formazione all’informazione, al supporto psicologico fino agli interventi delle istituzioni invocati non soltanto per l’approvazione del Disegno di Legge, di cui sopra, ma anche per la rigenerazione degli spazi urbani. “Di fronte all’alienazione – conclude la nota degli studenti – che le dipendenze generano e di cui la società conformante è principio, la risposta degli studenti è una: la formazione è il primo tassello, ma per la costruzione di alternative valide pretendiamo la rigenerazione degli spazi della nostra città, reali ed eguali opportunità per tutti”.