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martedì, 4 Marzo 2025
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Nelle insule dello Zen le donne dialogano insieme. E con l’arcivescovo Lorefice

Seconda tappa de “Il Vocabolario delle donne”. Parlano “Le Rosalie invisibili del Mediterraneo". Il presule: "Siete capaci di accogliere e di costruire percorsi di pace"

Serena Termini
Serena Termini
È nata il 5 marzo del’73 e ha tre figli. Dal 2005 è stata la corrispondente dell'agenzia di stampa nazionale Redattore Sociale con cui oggi collabora. Da sempre, ha avuto la passione per la lettura e la scrittura. Ha compiuto studi giuridici e sociologici che hanno affinato la sua competenza sociale, facendole scegliere di diventare una giornalista. Ciò che preferisce della sua professione è la possibilità di ascoltare la gente andando al di là delle prime apparenze: "fare giornalismo può diventare un esercizio di libertà solo se ti permettono di farlo".
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PALERMO – Le parole sono ponti che uniscono storie e vissuti di donne che, con coraggio, vanno avanti per essere generatrici di cambiamento. In questo modo, dentro le insule dello Zen, Karidja, Julia, Tehseen, le mamme del Laboratorio ZEN Insieme e quelle di Spazio Donna ZEN di Handala, a partire da dalle parole si sono raccontate. E’ la prima tappa del cammino de “Il Vocabolario delle donne – Le Rosalie invisibili del Mediterraneo”, promosso da Sorelle Diocesi Palermo. L’incontro si inserisce nel cammino della Chiesa di Palermo verso il 400° festino di Santa Rosalia. All’incontro, oltre all’arcivescovo don Corrado Lorefice, ha partecipato pure don Vito Impellizzeri, preside della Facoltà Teologica di Sicilia. “Proprio dallo Zen è iniziata l’onda di parole delle donne che abbraccerà la città – ha detto la sociologa Anna Staropoli -. Le parole possono essere pietre pesanti per ferire ma possono essere anche piume leggere che curano le ferite; le parole sono pure carezze dell’anima che ci aiutano a sognare”. “Ho scelto la parola abbraccio – racconta Karidja Diabate della Costa d’Avorio che fa parte della comunità La Zattera – perchè significa soprattutto affetto. Quando nel gennaio del 2017 sono arrivata in Italia, affrontando incinta il viaggio in barca dalla Libia, anche io sofferente sono stata abbracciata con la mia bambina e accolta con amore. Grazie a questo, oggi mi impegno per gli altri e studio per diventare assistente sociale. Desidero dare agli altri quello che ho ricevuto”.

“Essendo mamma di Clara e Sole – ha raccontato pure Julia Isasi Consuegra di origine spagnola che vive a Palermo – ho scelto la parola maternare. Essere madre è difficile perchè è ancora un ruolo sottovalutato e poco valorizzato. Si è madri in tanti modi diversi. Anche senza avere dei figli naturali la donna può essere madre perchè feconda nel sociale e nelle sue scelte di vita”. Il gruppo di 16 giovani volontari allo Zen dell’istituto  Montini di Milano con l’ ass. Lievito e le suore della Carità ha scelto la parola valore. “Valore – dicono – ci ricorda il peso di ciò che conta nella vita perchè è prezioso e va difeso sempre”. Le mamme del Laboratorio ZEN Insieme hanno scelto le parole passione e possesso. Mentre le donne dello Spazio Donna ZEN di Handala hanno scelto la parola sorellanza. “Sorellanza significa sostenersi e riconoscersi nelle differenze – sottolineano -.  Significa anche unire le voci, le idee e le lotte per i diritti”. Tehseen Nisar, ricercatrice pachistana, dando un suo contributo sull’identità della donna musulmana in Italia, ha sottolineato l’importanza del dialogo interreligioso e interculturale”.
“Siete state meravigliose e vi ringrazio per la bellezza e la luce che mi avete trasmesso – ha detto l’arcivescovo don Corrado Lorefice -. Sentendo tanta energia vitale provenire dalle donne, cambierei il titolo: non più le Rosalie INVISIBILI del Mediterraneo ma Le Rosalie che IN (SIEME) diventano VISIBILI. Siete donne di speranza e di passione capaci di accogliere e di costruire percorsi di pace. Tutta questa energia spirituale è la forza trasformativa dell’amore”.

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