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mercoledì, 5 Marzo 2025
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Altofonte, lezioni di lingua italiana per i cittadini ucraini

Il Comune organizza dei corsi rivolti a persone rifugiate arrivate in Sicilia dall'Ucraina, un mezzo per abbattere barriere culturali e linguistiche

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Il video con le interviste di Maria Stefania Causa, le immagini e il montaggio di Benedetto Frontini

di Federica Picone
ALTOFONTE

Ci troviamo all’interno della Biblioteca di Altofonte, dove si svolgono le lezioni di lingua italiana per i cittadini ucraini che scappano dalla guerra: qui, donne e uomini ucraini di tutte le età studiano la lingua italiana per potersi integrare nella comunità del paese e vivere una quotidianità serena, sotto un cielo pacifico e azzerando a poco a poco barriere culturali e linguistiche. Questa iniziativa nasce grazie alla possibilità che il ministero ha dato ai comuni di poter presentare progetti all’interno del circuito SAI (Sistema Accoglienza Integrazione) e il Comune di Altofonte che, con il supporto di due cooperative, ha deciso di accettare la sfida.
Presenta così lo spirito del progetto il Sindaco di Altofonte, Angela De Luca: “Per la nostra comunità è un piacere ed un orgoglio poter ospitare, mai come in questo momento, delle persone che fuggono da luoghi di guerra. Questi cittadini ucraini che si trovano qui hanno altissime professionalità: abbiamo quasi tutti laureati, abbiamo gente che nel loro territorio aveva una posizione; oggi è qui ad Altofonte e non ha niente, questo lo dobbiamo tenere in considerazione. È trascorso tanto tempo e ancora questa guerra non cessa, queste persone non vogliono stare lontani dai loro affetti, dalle loro proprietà, vogliono ritornare nuovamente nel loro Paese quindi facciamoli sentire a casa, accogliamoli perché sono veramente soli e noi, in questo momento, siamo la loro famiglia.

Perché i nostri beneficiari possano integrarsi – spiega Giuseppe Silvestro, referente della cooperativa Medihospes, operante nel territorio – dobbiamo abbattere le prime barriere culturali e linguistiche perché altrimenti ci sarà sempre qualcosa che li differenzia da noi.

Il primo ostacolo nel rapportarsi con la comunità è infatti la lingua, per questo occupa una posizione così centrale all’interno del progetto: il CPIA (Centro Provinciale Istruzione per Adulti) Palermo 2 ha voluto prendersi questa responsabilità. Diversi docenti hanno messo volontariamente a disposizione le loro competenze per tenere il corso, tra cui Francesca Romano, che racconta le difficoltà e l’approccio scelto con i suoi studenti: “La nostra è una lingua per loro totalmente nuova perché utilizzano l’alfabeto cirillico, quindi è una lingua che stanno acquisendo dall’inizio, con strutture grammaticali nuove, ma anche con un notevole interesse; perché stiamo utilizzando un approccio comunicativo affinché loro, uscendo dalla classe, possano mettere in pratica quello che vanno apprendendo nel quotidiano

Nell’apprendimento della lingua è stato fondamentale anche il contatto con la comunità del paese che ha dimostrato tutta la sua umanità, accogliendoli e risolvendo ogni loro dubbio.

Non è stato così tanto difficile imparare la lingua – dichiara Cristina, una delle partecipanti al corso – perché gli italiani mi hanno aiutata tanto, specialmente in Sicilia; loro sono così calorosi, possono sempre darmi spiegazioni: io sono molto curiosa e chiedo sempre “che significa questo?” e loro sono sempre a disposizione per rispondere a tutte le mie domande. Le persone aiutano tanto, per tutto. C’è della differenza tra le nostre lingue, ad esempio non abbiamo l’articolo, ma comunque è facile quando hai un insegnante che può spiegare in modo semplice. Sono felice di potere parlare; posso capire tante parole, posso comunicare bene con gli italiani e per diversi discorsi. Sono molto felice di essere qua, mi sono innamorata della Sicilia; quando vado a trovare un mio amico o una mia amica, mi invitano per stare insieme alla loro famiglia e mi fanno stare bene, come se fossi a casa. Mi trovo benissimo qua e sono molto grata per tutto quello che ho adesso e che aggiungerò dopo.”

Ma tutto l’aiuto del mondo non basta se manca la voglia di imparare, e queste persone ne hanno dimostrato grandissima di voglia, voglia di ricominciare a vivere, nella speranza di tornare nella propria patria. Questo progetto non si è impegnato solamente a dare i mezzi per insegnargli a comunicare: considerando che sono delle persone che scappano da un territorio di guerra il bisogno primario è quello dell’assistenza psicologica; ha dato ad ognuno di loro una casa e attenzioni a ogni situazione particolare, un esempio è quello di Tatiana, una mamma estremamente grata per le cure date a suo figlio, dal garantirgli un’istruzione, alla logopedia e alla psicomotricità. Vitaliano Catanese, assessore del Comune di Altofonte, che ha avuto modo di osservare da vicino il percorso di questi cittadini ucraini, ne ha voluto sottolineare la forza e il coraggio: “Chiunque ha avuto modo di stare in contatto con queste persone che, sottolineo, la prima cosa che vogliono fare non è integrarsi ed essere accettati, ma vogliono apprendere la lingua, strumento madre per pensare in un certo modo, vivere in un certo modo e trasmettere elementi culturali di rilievo, questo gli fa onore. Sono persone che perdono di colpo, e per il volere dei soliti potenti, la propria esistenza, il proprio vissuto culturale e sociale per essere sballottati da una parte all’altra e perdere pezzi di famiglia. Inevitabilmente quando vivi di racconti in presa diretta da persone che l’hanno vissuto, quasi vengono i brividi a pensare che siamo nel 2024 perché sembra di essere tanto lontani dal vissuto culturale che ci convinciamo di vivere. Mi viene difficile spiegare ad una bambina di cinque anni cosa è una guerra oggi come oggi, vorrei che tante persone vedessero quello che stanno vivendo queste persone; noi, dal canto nostro, ci impegniamo a fare il possibile, il necessario, accogliere nel migliore dei modi queste persone che hanno dato prova di grande carattere e grande dignità.”

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