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Caltagirone, bellezza senza tempo nel cuore della Sicilia

Tra i suoi mille vicoli, ci si perde tra antichi palazzi, più di 50 chiese, giardini e innumerevoli edifici storici. Famosa per le sue ceramiche, per la sua storia antica, con i primi insediamenti umani risalenti al III° millennio a.C., è considerata uno dei primi centri abitati dell'intera isola

Yuri Testaverde
Yuri Testaverde
Ha studiato Scienze Politiche all'Università La Sapienza di Roma. Impegnato nel mondo sociale, è stato membro attivo di diversi progetti in ambito socio-politico tra Roma e Palermo, dove ha curato le pubbliche relazioni per il network RenUrban. Dal 2018 collabora con il mensile Cntn e, da ottobre 2020, con "Il Mediterraneo 24"
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CATANIA. Caltagirone (da Qal’at al-Genūn, Castello dei Genovesi) sorge sui Monti Erei al centro della Sicilia e, probabilmente proprio in ragione della sua posizione strategica, già nel III millennio a.C. sono stati ritrovati i primi insediamenti umani: è considerata, infatti, uno dei primi centri abitati della Sicilia. A testimoniarlo vi sono diverse necropoli preistoriche e i ritrovamenti dei resti di un villaggio risalente al periodo neolitico.

Caltagirone fu occupata da Greci e Romani, mentre dal 330 all’859 ebbe la dominazione bizantina; passò poi sotto i Saraceni, dal cui gravoso giogo si liberò nel 1030 con l’aiuto dei Genovesi, ma successivamente venne nuovamente riconquistata dai Saraceni stessi da cui fu definitivamente liberata dal Gran Conte Ruggero il Normanno il 25 luglio 1090, giorno in cui la Chiesa cattolica celebra il martirio di San Giacomo Maggiore. Il Conte aveva invocato l’aiuto dell’Apostolo e attribuì la vittoria alla sua intercessione, ed è così che San Giacomo divenne patrono di Caltagirone in sostituzione di San Nicolò di Mira.

Dopo la dominazione dei Normanni, si passò agli Svevi e agli Angioini, fino all’avvento dei cosiddetti “Vespri Siciliani” del 1282. Ad essi la città partecipò attivamente per opera del barone Gualtiero da Caltagirone, la cui azione per l’indipendenza siciliana dallo straniero continuò anche contro Pietro D’Aragona; arrestato assieme ad altri congiurati, furono tutti decapitati il 22 maggio 1283 a piazza Umberto I, in quella che oggi è una delle zone più centrali della città.

I secoli XV e XVII furono l’epoca d’oro della Città della ceramica, che allora si arricchì di chiese, palazzi nobiliari, istituti, collegi e conventi; nacque pure l’università, nella quale si insegnavano giurisprudenza, filosofia e medicina.

La città fu sempre tenuta in grande considerazione da regnanti e governatori, potendo godere di periodi molto floridi dal punto di vista culturale e artistico fino al 1693, quando il territorio del Val di Noto fu colpito da un terribile terremoto che provocò migliaia di morti.

Oggi la città conta circa 40.000 abitanti e il centro storico di Caltagirone, ricostruito dopo il terremoto, è sostanzialmente di stampo barocco ed è sicuramente noto nel mondo per l’arte millenaria della lavorazione della ceramica e della terracotta.

Uno dei simboli più emblematici della città è sicuramente la lunghissima scalinata di Santa Maria del Monte (142 scalini), alla cui sommità si trova l’omonima basilica minore di origine medievale, che fu ricostruita nel Settecento e che custodisce preziosi dipinti e statue, mentre una delle altre basiliche più importanti è quella di San Giorgio, che diede i natali a Don Luigi Sturzo, sacerdote, politico ed antifascista di fama nazionale, che nel 1919 fondò il Partito Popolare Italiano (PPI).

La basilica di San Giuliano, cattedrale di origine normanna ma con facciata in stile liberty, si affaccia su via Duomo, mentre la Chiesa dell’Immacolata e convento dell’Ordine dei frati minori conventuali, per molti anni sede del Seminario Diocesano, è la Sede Vescovile della città.

A Caltagirone le chiese sono più di 50, impossibile ricordarle tutte, ma tra queste spiccano sicuramente la Chiesa di Sant’Agata per la confraternita dei maiolicari, l’antica Chiesa del Santissimo Crocifisso del Soccorso, lo splendido Collegio dei Gesuiti, la chiesa di San Francesco di Paola e quella di San Francesco d’Assisi, la Chiesa rinascimentale dei Cappuccini, la Chiesa di San Giuseppe, la Chiesa di San Bonaventura, la Chiesa del Ss.Salvatore, la Chiesa di San Pietro, la Chiesa di San Giacomo e il complesso di Sant’Agostino, dove un tempo sorgevano il castello normanno e il quartiere medievale fortificato.

Nel cuore del centro storico si trova la grande piazza centrale, Piazza Umberto, dove sorgono eleganti palazzi, tra cui l’antico palazzo senatorio, la galleria Sturzo (già teatro Garibaldi) e l’antico Monte di Pietà, mentre spostandosi verso Piazza Municipio, oltre alla sede del Palazzo Comunale, si trova anche la sede della Seicentesca Corte del Capitano di Giustizia. Splendida, altresì, la veduta panoramica dal maiolicato ponte San Francesco.

Tra i monumenti civili più importanti, il suggestivo anfiteatro rinascimentale del Tondo vecchio e l’ex carcere borbonico della fine del Settecento, che oggi è sede del Museo Civico, dedicato alla storia e all’archeologia.

Il principale teatro della città è il Politeama Ingrassia, che fu costruito nel primo decennio del Novecento e che si trova in corrispondenza con l’ingresso monumentale del Giardino Pubblico Vittorio Emanuele; il giardino, su modello dei parchi inglesi, è opera dell’architetto Giovan Battista Filippo Basile e per via della sua grandezza, maestosità e bellezza, oggi costituisce il fulcro della vita culturale e artistica della città.

Nella stessa zona si trova il Museo regionale della Ceramica, che espone una vasta raccolta di ceramiche (circa 2.500 reperti) che forniscono al visitatore un’ampia visione della storia dell’arte ceramica dal IV millennio a.C. all’età contemporanea; assieme a quello di Faenza, questo museo risulta essere il più importante d’Italia, e questo la dice già lunga sulla grande tradizione artistica della zona.

Con il termine ceramica si intende un’ampia gamma di manufatti, che si differenziano per composizione, struttura, proprietà, impiego ecc., ma che hanno in comune il processo di creazione: si ottengono da materiali incoerenti (in gran parte da sostanze inorganiche non metalliche) che vengono lavorati fino a costituire prodotti formati, che acquistano durezza e resistenza per mezzo di cottura a temperature elevate.

L’arte della lavorazione della ceramica siciliana si è tramandata di generazione in generazione dalla preistoria ad oggi: nella lavorazione artigianale tutto è eseguito a mano dall’estrazione alla modellazione, le peculiarità del prodotto dipendono dalle competenze del maestro ceramista, dalla sua creatività, dalla cura del dettaglio, che è garanzia di esclusività di pezzi unici, come ad esempio le pigne siciliane e le teste di moro.

A Caltagirone, dunque, ceramica ma non solo. La città merita sicuramente una visita accurata, magari perdendosi volutamente tra i suoi mille vicoli, le sue innumerevoli chiese e la sua preziosa arte senza tempo.

Foto di Yuri Testaverde

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