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domenica, 20 Aprile 2025
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Chi raccoglierà l’eredità di Biagio Conte? I giovani dicono il loro “eccomi”

I giovani affascinati dalla scelta di vita radicale del missionario laico esprimono la loro gratitudine per la sua testimonianza e promettono il loro impegno per una città con più carità e speranza

Consuelo Maria Valenza
Consuelo Maria Valenza
Insegnante, laureata in Filosofia e Scienze della formazione Primaria all'Università degli Studi di Palermo. Ha lavorato per dodici anni presso l'ufficio stampa della Conferenza Episcopale Siciliana. Collabora con diverse riviste e giornali. Cura la comunicazione e la pubblicità di attività commerciali e non. Scrive di sociale per "Il Mediterraneo 24".
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PALERMO. Le finestre del Liceo Vittorio Emanuele II si sono aperte sul sagrato della Cattedrale ancora prima dell’inizio dei funerali di Biagio Conte. A sventolare sciarpe colorate e ad agitare i quaderni dei propri appunti, forse di Latino o forse di Greco, gli alunni della scuola. Con l’entusiasmo di chi ha il futuro davanti e lo vuole pure all’altezza dei propri desideri hanno detto così la loro presenza.
Già nella giornata del 16 hanno dedicato alcune ore curriculari alla realizzazione dello striscione che campeggiava sul balcone del piano superiore. “Oggi è stata una giornata speciale per noi – hanno scritto sul loro giornale di Istituto – abbiamo lavorato insieme con gioia per preparare i nostri striscioni di ringraziamento e saluto a Biagio Conte, uomo della Speranza e della Carità. Mentre facevamo questo è arrivata una notizia speciale, che alimenta la Speranza per la nostra città, che rinnova la fiducia nella forza delle istituzioni nel rispetto della legalità. Oggi lasciamo scuola con questo cielo speciale, che ancora ci parla di Speranza e di Futuro. Noi vogliamo essere Futuro. Grazie, Biagio”.

Non si sono fermati a trascrivere il nome della missione “Speranza e carità”: lo hanno interpretato con la libertà dei loro anni, dando un peso diverso a quella “e”. La Speranza è Carità, perché la Speranza, per loro che di tempo trascorso ne contano poco, è l’amore più grande da ricevere e da porgere a chi ha poco, molto poco. A volte niente. “Si ne avevo sentito parlare di fratel Biagio – dice Marta della IV B. Era un personaggio tanto stimato dai giovani, a scuola ne abbiamo parlato molto anche quando era in vita e conosco tante persone che hanno sostenuto il suo pensiero. Era un uomo – continua Marta – che ha donato la sua vita agli altri pur non essendo tante volte in condizioni fisicamente buone e che nulla ha distolto dalla sua ‘missione’ di totale dedizione  all’assistenza del povero e soprattutto alla sua dignità di persona. Penso che ci vorrebbero tante persone così. Che la speranza È carità, come abbiamo scritto nello striscione che abbiamo appeso a scuola, perché donare a persone per la società inesistenti, una speranza di vita migliore o comunque accogliente è il regalo più bello che si possa fare”. Flavio della I F del liceo palermitano resta meravigliato per la folla sul sagrato. “C’è molta gente. Questo, credo, testimoni la grandezza di questo uomo che ha lavorato instancabilmente per la nostra città”. E’ Giuseppe, sempre della I F a ribadirne la straordinarietà. Lui, come altri suoi compagni, sa per certo che tanto da questo uomo, che non teneva niente per sé, è stato seminato e che tanto bisogna raccogliere, portando avanti, ognuno a proprio modo, la missione.

In sottofondo, mentre i ragazzi, dicono la loro, la voce dell’arcivescovo mons Corrado Lorefice proiettato sulle lim delle classi. Alessandro della II B è conquistato dal lavoro instancabile di fratel Biagio. “Non pensavo che esistesse un uomo che è riuscito ad aprire 10 comunità in Sicilia per aiutare le persone che ne avevano bisogno. Aveva un cuore d’oro. Biagio Conte è un grande esempio per tutti noi”. Di ragazzo in ragazzo, insomma: il nome del missionario laico corre quasi fosse, e così è, il nome di un eroe. La sua folle e radicale scelta, che non ha mai ceduto a compromessi, vince i più giovani. Fuori dalle aule a dirlo sono anche quelli che hanno seguito, da via Decollati fino alla Cattedrale di Palermo, la  bara di legno povero che lo teneva in sé. A Flavio che partecipa nei suoi diciotto anni al corteo è come “una pagina di storia viva che parla a tutti, ma non una di quelle pagine scritte in modo contorto e ambiguo ma una pagina chiara e semplice che ognuno può leggere e rileggere”.

Di ragazzo in ragazzo. E il nome di Biagio li conquista e li convince: nei loro pensieri non sempre composti, nelle loro spesso difficili sfide quotidiane, all’indomani di un tempo, quello della pandemia, che li ha chiusi in casa; li conquista e li convince, mentre televisioni e social si riempiono di notizie – la guerra, la crisi energetica, le violenze domestiche – rendondoli insicuri, mentre le pubblicità che urlano su tutti i canali della comunicazione fanno a gara per conquistarseli, è il laico missionario con gli occhi luminosi che li rassicura.

“Per me Biagio Conte – a dirlo è Antonio Leonardi della provincia di Agrigento – è stato un vero amico di Gesù, come lui stesso si definiva. Un uomo semplice, che ha trovato nel Vangelo la sua felicità, aiutando i poveri della sua Palermo, gli ultimi, gli invisibili agli occhi della società. A me suggerisce l’esempio di umiltà e carità fraterna. Aiutare chi si trova nel bisogno è un dovere morale che deve scuotere le nostre coscienze ogni giorno. Spero che la sua Missione di speranza e carità possa continuare e ingrandirsi nel cuore di ognuno di noi”.

Di ragazzo in ragazzo. “Per adesso – dice Anita che di anni ne ha dodici – sono troppo piccola per sapere cosa potrei fare, però sono sicura che, approfondendo la sua vita, la sua storia, il suo carisma, anche io un giorno potrò continuare la sua missione anche attraverso un dono dato ai poveri per strada. Questo ho capito, ricordando come diceva lui: “per i poveri con i poveri e ai poveri”. Infine, cercherò di prendere e fare mie le sue parole dettate ai giovani: “ragazzi state lontani dall’alcol e dalla droga”.

E la consapevolezza è che “ora che lui non c’è più – dice Sara anche lei dodici anni – tocca a tutti noi, grandi e piccoli, seguire il suo esempio: aiutare sempre il prossimo senza alcuna distinzione perché la speranza, anzitutto la nostra – è quella di vivere in un mondo migliore facendo ognuno di noi la propria piccola parte”. Di ragazzo in ragazzo. E molti di loro, al pari di Biagio che di anni ne aveva ventisei quando iniziò, sono – come hanno scritto – “speranza” e la “speranza è Carità”.

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