PALERMO. Nell’ultimo decennio sembra che la scuola abbia un unico nemico, comune ad ogni ordine e grado: lo smartphone. Un vero e proprio nervo scoperto sia per insegnanti che per gli studenti; da un lato vige il divieto assoluto e dall’altro, si sperimentano gli escamotage per infrangerlo. L’ennesimo duello tra adulti e giovanissimi e che rientra nella sempreverde demonizzazione della tecnologia e che durante la pandemia ha però trovato il suo spazio utile a tutti. A dare una lettura completamente diversa a questa narrazione, anche lontana da emergenze sanitarie bensì educative, è il progetto Edu-social Algorithm, ideato dal dottor Alessio Castiglione, pedagogista, scrittore e ricercatore dell’Università degli Studi di Palermo.
<<Questo progetto ha inizio con lo studio sul tema di ricerca che riguarda la mobile learning – spiega meticolosamente il dottor Castiglione –, ossia l’insegnamento e l’apprendimento attraverso i dispositivi tecnologici. Dopo un anno di ricerca e di stesura del progetto, presentato per il dottorato in Health Promotion and Cognitive Sciences, è arrivato il momento di realizzarlo>>.
Tutto questo sta avvenendo in tre scuole medie della città di Palermo e tutte si collocano nella medesima circoscrizione: l’Istituto Comprensivo Principessa Elena di Napoli, l’Istituto Comprensivo Statale “Colozza – Bonfiglio” e l’Istituto Comprensivo “Lombardo Radice“.
<<Con questo progetto si guarda allo stravolgimento della didattica in classe rendendo lo smartphone il protagonista del processo didattico. Da sempre siamo abituati a vedere quaderni, libri e da un po’ di tempo anche tablet come strumenti di formazione, ma mai lo smartphone e soprattutto mai i social. In questo caso stiamo utilizzando Instagram e ciascun insegnante ha il suo account riconoscibile dal prefisso EDU, idem gli alunni. Docenti e studenti stanno convertendo gli argomenti trattati in classe in quelli che chiamiamo comunemente “post” ma che altro non sono se non contenuti digitali formativi sempre fruibili. Questo fa da ponte tra distanti generazioni nonché tra ciò che si fa all’interno e all’esterno della classe. Ad oggi siamo arrivati a 150 studenti e 60 docenti>>.
Non è un caso che la scelta di concretizzare questo progetto punti alle classi di terzo anno delle scuole secondarie di primo grado; infatti, secondo la legge italiana i ragazzi e le ragazze possono attivare un proprio account social a partire dai 13 anni d’età. Come spiega Castiglione <<con questa annualità accompagniamo i ragazzi nel loro debutto negli spazi virtuali>>.
Costruire questa comunità virtuale e educativa innesca un cambiamento nell’algoritmo all’interno dei profili “EDU”. Se nei profili privati di ciascun partecipante sono presenti contenuti che riguardano i loro interessi personali, nel profilo EDU trovano al contrario contenuti che hanno a che fare con la loro formazione e anzi, non è detto che le due cose non possano combaciare a lungo andare.
<<Il social ha un forte pregiudizio e viene visto come qualcosa di illecito, ma chi lo abita sa che al loro interno c’è un potenziale inespresso che va al di là dell’etichetta della distrazione. Gli adulti stanno dimostrando di poter stare accanto ai loro alunni ed entrambi si insegnano reciprocamente qualcosa. Anche gli insegnanti più restii alla fine hanno ceduto alla curiosità e ora come ora stanno provando quotidianamente gli effetti sempre più positivi di questa nuova pratica>>.
L’intuizione innovativa di Alessio Castiglione si sposa perfettamente con un’ampia visione dei dirigenti scolastiche attivi nel progetto nonché con la volontà rivoluzionaria dei docenti, e sono proprio loro a raccontare questa esperienza dal di dentro.
Bianca Guzzetta, preside della scuola Principessa Elena Di Napoli, è la prima a dare una risposta positiva a questa sfida chiamata Edu-social Algorithm.
<<Ho trovato fosse necessario parteciparvi perché trovo che, come insegnanti e educatori, abbiamo bisogno di riconnetterci con i nostri ragazzi e questa è un’ottima opportunità. Ciò che mi colpisce è notare che gli studenti solitamente più in difficoltà nel mantenere l’attenzione e più a rischio di povertà educativa, partecipino in maniera entusiasta al progetto>>.
Il progetto Edu-social Algorithm mette in moto un processo di incontro e di rete a favore del medesimo obiettivo posto al settore della formazione, prendere per mano i giovani e avviare uno scambio con loro diventando una prima persona plurale.
A portare un’ulteriore testimonianza a riguardo è la professoressa De Spinosa, insegna in una delle classi della Colozza-Bonfiglio e con un aneddoto, risponde ai possibili dubbi.
<<Durante le lezioni abbiamo trattato Leopardi e hanno poi creato un post sul pessimismo. Si sono resi conto della bellezza della tristezza e che non sempre questa corrisponde al furto della felicità. Questa rivelazione è stata un tesoro e il progetto Edu-social Algorithm è una mappa>>.
La preside della stessa scuola, Valeria Catalano, racconta l’inizio di quest’avventura con grande passione e stima per Alessio Castiglione e la sua professionalità.
<<Il dottor Castiglione sa combinare in armonia il suo sapere e il suo saper fare, un geniale pedagogista e animatore sociale che partorisce idee fresche e ogni volta vincenti. Ho accolto con un forte abbraccio questa sua nuova proposta e così anche i docenti. L’effetto sulle classi ha portato ad una vicinanza. In quello che possono si raccontano, anzi, ci raccontano. Ci stanno dicendo qualcosa che solitamente si mette all’angolo e questo progetto è un mezzo molto efficace>>.
Poi ecco la domanda che ci si pone quando persone come Alessio Castiglione portano la novità nelle scuole: ‘E il rendimento?’. Edu-social Algorithm fa riemergere alcuni degli attuali criteri di valutazione ma che spesso sono invisibili e standardizzati, sconfiggendo ogni ostile scetticismo.
<<L’impegno è più facilmente osservabile anche in termini oggettivi – racconta la professoressa Marchese della Principessa Elena di Napoli -, specie in chi ha capacità nascoste e particolarmente personali. Questo restituisce ancora più consapevolezza nei confronti della loro globalità. Ci sono diversi studenti che grazie a questo progetto stanno brillando davanti ai nostri occhi e questo accade senza il dito puntato contro; penso che loro aspettassero questo momento>>.
Il preside della terza scuola che ha avviato questa collaborazione è Francesco Paolo Camillo e a tal proposito ha dichiarato di voler arrivare verso nuovi orizzonti: <<Creare una comunità di pratiche virtuali all’interno di Instagram dà modo ai docenti di avvinarsi ai nostri studenti. Edu-social è un ambiente inedito di apprendimento dove poter ampliare l’offerta formativa>>.
La professoressa Luppina, che insegna alla scuola Bonfiglio, si aggancia a questo punto di trama parlando anche delle difficoltà che, fuori dalla sede scolastica, ostacolano i membri delle classi verso un’armoniosa formazione e che questo utilizzo dei social network ha la capacità di allontanare.
<<Quando sono entrata in classe e ho detto loro che avremmo partecipato ad un progetto, la loro prima domanda è stata ‘Ma è di pomeriggio?’ – racconta ridente-. Quando gli ho comunicato che si sarebbe svolto nelle ore curriculari e utilizzando i telefoni, si sono mostrati curiosi e anche un po’ sospettosi. Questo è un indicatore della nostra responsabilità e del grande falso mito dell’indifferenza giovanile. Sono venuti fuori risultati di cui sono rimasta piacevolmente sorpresa, aspettavo che arrivasse qualcosa come Edu-social Algorithm>>.
Parliamo di una generazione che non ha assistito al cambiamento digitale ma che anzi ci è nata dentro, osservando però ben altri cambiamenti attorno a sé e che ha vissuto il dramma di un’assenza d’esperienze. In quanto giovanissimi, sono degli esploratori della loro soggettività portandola al collettivo, nonostante le distanze con una governance stantìa e che rende conto all’età elettorale bensì a uno sguardo futuro, al passo con i nuovi bisogni e valori. In una società sempre più connessa e globalizzata, la cosiddetta “Generazione Alpha” dona nuovi sguardi, surclassando così le vecchie tradizioni fatte di un ascolto giudicante e paternalistico ma al contrario, legittimando la loro voce sempre più incompresa e quindi, inespressa. La metodologia presentata da Alessio Castiglione, colma di fatto un vuoto; insegnanti e dirigenti scolastici stanno realizzando una forte resistenza ad una tradizione scolastica che dovrebbe ormai riguardare il passato, al di là delle remore, puntando invece alla fiducia reciproca. Significa entrare in punta di piedi quando il pavimento trema, quando i ragazzi scalciano, e danzare insieme.
A testimonianza dei dietro le quinte di questa bellissima storia, sta per arrivare con originalità un documentario che comprenderà ciascun volto.
Per aderire con la propria scuola al progetto di ricerca “Edu-social Algorithm” è possibile mandare un’e-mail all’indirizzo alessio.castiglione@unipa.it. Si rimanda anche alla pagina Instagram in cui ogni attività viene documentata a portata di click.