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mercoledì, 5 Marzo 2025
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Il contadino che scriveva storie sui sacchi di carta

Sei anni fa i suoi racconti erano diventati un caso letterario. Lascia un ricco patrimonio di cultura popolare.

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RAGUSA .Era diventato un caso letterario quando gli studiosi scoprirono, sei anni fa, che Carmelo Campanella, un contadino di Ragusa, scriveva storie popolari, canzoni e poesie quasi tutte in dialetto siciliano usando come “papiri” sacchi di carta per mangime.

Carmelo Campanella ha continuato a scrivere fino alla fine: è venuto purtroppo a mancare, qualche giorno fa, all’età di 90 anni, lasciando un ricco patrimonio di cultura popolare.

Il suo è un caso singolare che delinea una prassi di scrittura certamente originale e fuori da logiche e schemi. Di lui si era accorta per prima la storica Chiara Ottaviano, che aveva deciso di raccogliere e pubblicare alcuni testi del contadino nelle pagine Facebook dell‘Archivio degli Iblei.
Campanella aveva cominciato per caso a scrivere i suoi racconti sui sacchi di carta ruvida, perché non aveva a portata di mano carta comune.
Senza saperlo aveva quindi seguito le tracce letterarie di un altro contadino-scrittore vissuto da queste parti, Vincenzo Rabito, le cui memorie sono diventate un libro, “Terra matta” e anche un film prodotto dalla stessa Chiara Ottaviano, per la regia di Costanza Quatriglio.

In questi anni Carmelo Campanella non aveva mai abbandonato la sua vocazione. Amava particolarmente la scrittura e, per questo motivo, si era avvicinato anche ad altre tecniche e strumenti, come la macchina per scrivere e il computer. Scriveva in particolare del mondo che gira attorno al vissuto di un contadino, fatto di sacrifici, esperienze, tradizioni. Nelle sue parole un caleidoscopio di emozioni, concretezza e umanità.

“Ci mancherà – dice la storica Ottaviano – la sua passione nel raccontare la sua vita e il suo tempo, quello del duro lavoro e della vita quotidiana, con le sue povertà e difficoltà. Il suo mondo interiore era animato da una profonda e incrollabile fede e alimentato dalla memoria dell’esperienza di chi l’aveva preceduto”.

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