PALERMO. L’osservatorio delle carceri di Antigone, rappresentato da Pino Apprendi e Francesco Leone, visiterà le strutture carcerarie di Caltanissetta, Sciacca e Trapani. Con loro la parlamentare Rosalba Cirino (Movimento 5 stelle). L’appuntamento è per lunedì 25 e martedì 26 ottobre. Tra i temi cui si farà attenzione, il problema del sovraffollamento delle carceri.
Le problematiche legate al Sovraffollamento nelle carceri siciliane
Pino Apprendi, presidente di Antigone Sicilia, ribadisce che il fenomeno del sovraffollamento delle carceri siciliane non è omogeneo. Tra le altre problematiche, le criticità della vivibilità di tali strutture e della loro gestione organizzativa:
“In generale la situazione carceraria in Sicilia non è delle migliori – spiega –. C’è soltanto qualche carcere che riesce a dare qualche risposta alla vivibilità dei detenuti. Uno di questi è il carcere di Favignana, che presto andremo a visitare. Il sovraffollamento non è in tutte le carceri distribuito in eguale maniera. La condizione generale la dichiarerei penosa, per diversi motivi, sia appunto per la vivibilità dei locali e sia per le organizzazioni interne”.
L’attenzione ricade anche sulle misure per il contenimento della diffusione del Covid-19 nelle carceri: “Hanno avuto dei postumi rilevanti all’interno della popolazione carceraria. Furono infatti eliminati i colloqui con i familiari per poi mutuarli in comunicazioni a distanza tramite la rete internet fino a giungere al momento attuale in cui non vi è uno status di normalizzazione”.
Quali sono le finalità delle attività di monitoraggio?
Sulle attività di monitoraggio, Apprendi ribadisce come tale attività sia fondamentale per poter constatare dal vivo l’andamento della situazione, alla luce delle misure alternative al carcere adottate nei primi sei mesi del Covid per poi subìre degli allentamenti nel tempo:
“Il nostro obiettivo di questi giorni – dice – è quello di capire cosa si sta facendo perché in effetti le notizie che ci arrivavano non sono tranquillizzanti. Per quanto Antigone e non solo abbia chiesto durante il lockdown di poter aumentare la possibilità di fare una detenzione domiciliare, e quindi comunque con pene alternative al carcere, c’è stata una piccola risposta nel primo periodo, nei primi sei mesi del Covid. Poi, però, tutto ciò è scemato, sia le uscite che i permessi erano molto diminuiti“.
L’interruzione del percorso formativo-educativo
Da Antigone anche la denuncia di un blocco nel percorso formativo-educativo in qualche istituto. Uno stop relativo sia ai corsi professionalizzanti che al percorso di conseguimento del diploma. La conseguenza? Postumi non secondari nella vita delle persone detenute.
“In qualche istituto sono stati annullati anche i corsi professionali, i corsi scolastici, creando un grave danno a chi sperava di conseguire un diploma, sia quelli professionali triennali, sia quelli dei 5 anni ha creato un grave danno a queste persone che hanno perso un anno completamente”.
Le difficoltà della popolazione carceraria di origine migrante
Rilevanti sono altresì le numerose problematiche che affrontano i soggetti con background migratorio che popolano le carceri siciliane: “Sono quasi sempre senza parenti e non sono attenzionati alla pari come i detenuti di origine autoctona – ricorda Apprendi -. Infatti, sono privi di cambio e di indumenti, nessuno pensa di portare a loro del cibo alternativo al carcere e risentono tantissimo di queste condizioni”.
“Mediazione culturale? Più o meno uguale a zero – è la risposta del presidente di Antigone Sicilia -. Con le conseguenze di creare difficoltà di espressione e di interazione con ricadute anche nei postumi di salute. Vanno considerate le difficoltà nel reperimento dei medicinali che nelle strutture arrivano almeno dopo quindici giorni, tranne rare eccezioni. Vi sono criticità anche nell’accesso alle visite specialistiche diversamente da chi sta oltre le mura carcerarie che può eventualmente avvalersi di un privato”.