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martedì, 4 Marzo 2025
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Nuovi studi su Pizzo Muculufa, un luogo sconosciuto legato alla preistoria

Si trova tra Butera e Ravanusa. Dopo quasi trent'anni, dal 2020 il sito archeologico è tornato ad essere oggetto di studi grazie alla scienza dell’archeoastronomia

Caterina Ganci
Caterina Ganci
Giornalista pubblicista, laureata in Comunicazione pubblica, collaboro con diverse testate online. Amo il mare, il suo profumo e le sfaccettature dei suoi colori. Non penso che potrei vivere in un posto diverso dalla Sicilia! La nostra Isola è bella e ricca di cultura, storie, tradizioni e se è vero che “la bellezza salverà il mondo" io voglio continuare a cercare, osservare e raccontare le nostre meraviglie con la passione forza motrice necessaria per una giornalista
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PALERMO. Un luogo perlopiù sconosciuto, legato alla preistoria e che negli ultimi anni è tornato ad essere protagonista grazie ad alcuni studi multidisciplinari di arte rupestre e archeoastronomia. Si tratta del sito della Muculufa, una scenografica formazione rocciosa attraversata dal fiume Salso (conosciuto anche come Imera Meridionale) situata nel territorio di confine tra Butera (CL) e Ravanusa (AG).

IL PIZZO MUCULUFA

Il Pizzo Muculufa è un’area con importanti evidenze naturalistiche e paesaggistiche, è infatti una zona speciale di conservazione (ZSC), avifaunistiche, qui nidifica l’aquila del Bonelli, geologiche e minerarie, da ricordare le miniere di zolfo e celestina, ed anche archeologiche. Un luogo che per tutte queste caratteristiche dovrebbe già di per sé essere una riserva naturale tutelata ai massimi livelli. Merita particolare attenzione la valenza archeologica, dato che il sito è certamente tra i più importanti dell’età del Bronzo Antico (2200-1600 a.C).

IL SITO TORNA A ESSERE STUDIATO: NEL 2020 INIZIANO LE RICERCHE

Dopo quasi trent’anni, dal 2020 il sito archeologico è tornato ad essere oggetto di studi grazie alla scienza dell’archeoastronomia, ed in particolare grazie all’azione entusiasta di ricerca dell’astrofisico (PhD) catanese Andrea Orlando, presidente dell’Istituto di Archeoastronomia Siciliana e della professoressa Elizabeth Riorden, docente di architettura antica dell’Università di Cincinnati (Ohio, USA).

I due studiosi si sono in particolare dedicati allo studio dell’orientamento del cosiddetto ‘santuario’. “Alla luce dei recenti studi sulla teoria cognitiva delle caratteristiche del paesaggio e delle interazioni con il cielo durante la preistoria – racconta Andrea Orlando – abbiamo proposto un’indagine sui fenomeni visibili dalla terrazzo-santuario, con una rivalutazione del possibile significato veicolato dalle ceramiche dipinte e da altri reperti rinvenuti a Muculufa”.

In particolare a giugno 2020 è stata organizzata la prima campagna osservativa dalla terrazza, per osservare il Sole che sorge in allineamento con l’asse del Santuario. Un’altra campagna osservativa è stata realizzata nel dicembre 2021 nei giorni del solstizio d’inverno. La ricerca sarà presentata nella sua interezza alla riunione scientifica dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, che si svolgerà al Museo Archeologico Paolo Orsi di Siracusa tra il 19 ed il 22 ottobre. “Dai dati satellitari – commenta Orlando – era infatti già stato notato che l’asse del santuario è diretto ad Est verso il punto di cui il Sole sorge nel giorno del solstizio d’estate”.

GLI SCAVI NEGLI ANNI ’80

Agli inizi degli anni ’80 il Professore R. Ross Holloway della Brown University (Providence, Rhode Island, USA) e il suo team iniziarono i primi scavi archeologici, con indagini multidisciplinari, in una scenografica spaccatura rocciosa nella parte più orientale del Monte Muculufa. “Holloway – spiega l’astrofisico, Orlando – ha trovato una terrazza e una trincea deposizionale riempita con i resti di banchetti rituali, comprese una grande quantità di ceramiche dipinte di qualità eccezionale. Questa area fu considerata il ‘santuario’. Centinaia di tombe rupestri di età Castellucciana sono visibili lungo le pareti della collina rocciosa ad Ovest de santuario. Holloway, inoltre, identificò un insediamento sulle pendici a sud-ovest del santuario. Durante gli anni ’90 – prosegue – il professore Brian E. McConnell ha ampliato gli scavi sulla terrazza e si è concentrato sull’insediamento, dove ha trovato ceramiche più distintive dello stesso tipo. Fu un decennio entusiasmante, fu ripotato alla luce uno degli insediamenti più importanti e suggestivi del Bronzo Antico. Concluse queste attività alla fine degli anni ’80 – termina – il sito tornò nell’oblio, ed a parte alcuni appassionati di Ravanusa e Licata, custodi in qualche modo di questo luogo straordinario, l’area non è mai stata tutelata e valorizzata a dovere. A riguardo di uno di questi ‘custodi’, voglio ricordare Eugenio Nobile, grande naturalista e geologo di Ravanusa, che purtroppo ci ha prematuramente lasciato lo scorso ottobre. Fu proprio Eugenio ad avermi accompagnato la prima volta nel giugno 2020 alla scoperta del luogo, non dimenticherò mai la sua grande conoscenza del sito ed il suo smisurato amore per questo sito, che frequentava ed amava fin da ragazzo. Ad Eugenio ho promesso che avrei fatto tutto il possibile per cercare di valorizzare il sito, tutto ciò che verrà fatto insieme agli amici di SiciliAntica (sede di Ravanusa) sarà sempre in suo ricordo”.

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