di Patrizia Carollo
PALERMO
Fratel Biagio Conte, il nostro “San Francesco” palermitano, fondatore di case d’accoglienza per i poveri è, di nuovo, “ai piedi della croce”. Dai primi di luglio, ricordiamo, sostava, già, in eremitaggio, in una piccolissima grotta del palermitano, dove aveva preso a fare penitenza, con “pane e acqua”, e solo raramente legumi secchi ammollati nell’acqua.
Da giorni, costatando quanto siano “in aumento i mali della società che calpestano la nostra umanità” e come non vi siano quasi speranze di miglioramento, ha preso una decisione ancora più drastica: eliminare anche il pane. Si nutre cioè con sola “acqua ed eucarestia”, spezzettando la Parola di Dio con coloro che salgono al monte a trovarlo (la cui via di accesso è regolamentata per pochi intimi).
Comprendendo il momento di estrema prova che lo vede farsi “agnello immolato” per il bene del mondo, e in virtù dell’amicizia che ci lega e lo lega con tantissimi palermitani, in questi ultimi giorni è stata portata, per lui, a termine un’iniziativa benefica che abbiamo intitolato “Una lettera per ‘San Valentino’ per fratel Biagio Conte”.
L’idea era di opporre al male dilagante che sente imperare attorno a sé, il bene; a “sorella morte corporale” che da anni si affianca a lui, tentandolo, la bellezza della vita terrena, con la gioia prima d’ogni uomo e d’ogni donna che la osserva: la gioia dei bambini. E proprio i bambini, e in particolar modo tantissimi alunni della Scuola “San Francesco D’Assisi” assieme ad alcuni alunni della Scuola “Tenente Carmelo Onorato”, di Palermo, sono stati i maggiori mittenti di straordinarie, bellissime lettere.
A cui si sono unite, quelle di alcuni aderenti del Movimento dei Focolari, di un gruppo di donne sportive della località di Sferracavallo e di una rappresentanza della Delegazione Comboniana. Le missive sono state recapitate ieri, per la festa degli innamorati.
Biagio, supino e infreddolito, ha accolto il nostro dono, pur dichiarandosi ugualmente intenzionato a continuare l’opera penitenziale che si sente chiamato a svolgere: stare in preghiera e digiuno, per tutti i mali che affollano il mondo. Nel suo abituale, singolare, modo, fratel Biagio, vuol “gridare” a bassa voce per quanti non hanno la capacità d’emettere fiato, né di muovere un dito dinanzi non solo ai poveri per strada, nelle case, nel mondo, ma dinanzi le ingiustizie, le leggi inique, l’uso smodato delle apparecchiature elettroniche, la perdita del dialogo in famiglia, le guerre, il disinteresse per Dio.
Come dargli torto? Ci adoperiamo, adeguatamente, e ogni giorno, per un presente, un futuro migliore? E cosa facciamo, in concreto, anche per la Chiesa? Tanti sono gli interrogativi che il missionario pone alle nostre coscienze. Interrogativi che interiorizzati giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto come lui fa con sé stesso, butterebbero giù chiunque, anche se si fossero – come nel suo caso – macinati chilometri, per portare, in un periodo della nostra vita, pace e speranza. E’, infatti, la costanza che ci frega. Biagio, invece, ad ora d’essere costanti e coerenti, batte tutti.
E’, però, questa, l’ora della prova, della sofferenza. Come dargli manforte? Come poterlo aiutare? Come risollevarlo? Con un’altra idea. Quella di unire alla consapevolezza e alla fede, il sorriso. Non è, forse, così che si comporta un cristiano autentico? Non è così che ci invita a fare papa Francesco, che ha più volte ribadito anche il valore dell’ironia?
Ecco, allora, la proposta che vi rivolgiamo: fargli pervenire un altro carico di lettere. Questa volta il tema sarà: la felicità. A voi, dunque, il tema: “E’ possibile raggiungere la felicità, oggi? Quali sono, secondo voi, i motivi per cui sorridere, e val la pena vivere?”.
Nessun pensiero sarà ritenuto inadeguato o insignificante. La felicità – ricordiamoci – è soggettiva e fatta di piccole cose. Potete mandare i vostri pensieri alla sottoscritta (patriziacarollo@hotmail.com) che vi farà da postina.