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Violenza sulle donne: in scena a Sambuca “La stanza per sè”, frutto di un laboratorio di teatro-terapia

Lo spettacolo, sul palco del Teatro Comunale L'Idea, domenica 4 dicembre, è frutto di un laboratorio teatrale con le donne vittime di violenza, ospiti della Cooperativa Sociale Quadrifoglio di Santa Margherita di Belìce. L'ingresso è libero

Lilia Ricca
Lilia Ricca
Giornalista pubblicista, laureata in Comunicazione per le Culture e le Arti all'Università degli Studi di Palermo, con un master in Editoria e Produzione Musicale all'Università IULM di Milano. Si occupa di cultura, turismo e spettacoli per diverse testate online e da addetto stampa. Scrive di sociale per "Il Mediterraneo 24"
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AGRIGENTO. Il tema della violenza di genere e della violenza sulle donne è al centro dello spettacolo teatrale “La stanza per sé”, di e con le attrici siciliane Delia Oddo, Isabella Sciortino e Gabriella Zito, che andrà in scena in prima assoluta domenica 4 dicembre alle 18.30 al Teatro l’Idea di Sambuca di Sicilia, per la regia di Roberto Mulia, con la voce off di Salvatore Ventura nei panni di Enza Biagio.

Frutto di un laboratorio di teatro-terapia con le donne vittime di violenza ospiti della Cooperativa Sociale “Quadrifoglio” di Santa Margherita di Belìce, “La stanza per sé” indaga quel meccanismo controverso dietro la “spettacolarizzazione del dolore”, che si innesca davanti ai fatti dolorosi trattati dai mass-media. “Quel doversi raccontare, necessariamente, che rende queste donne vittime una seconda volta. Perché, se sono sopravvissute una prima volta, quel meccanismo le ucciderà in un momento successivo”, spiega l’attrice Delia Oddo.

Il titolo dello spettacolo “La stanza per sé” si ispira al celebre romanzo novecentesco “Una stanza tutta per sé” di Virginia Woolf, in cui l’autrice rivendica la posizione delle donne dentro una cultura inglese di stampo profondamente maschilista e allo spazio riservato al dialogo e alla denuncia delle donne vittime di violenza realizzato in molti Commissariati di Polizia.

Ma la violenza è anche un fatto culturale. Il pubblico dello spettacolo sarà chiamato a intervenire con un’interazione che vuole creare spunti di riflessione attiva sull’argomento. “Il pubblico decide o non fa niente, comodamente seduto, da casa, si permette di affrontare dei giudizi di fronte ai fatti di violenza che sentiamo tutti i giorni. Quella di non agire è già una scelta.

Il nostro modo di parlare e di pensare riguardo la violenza ci fa capire da che parte stiamo. In fondo, siamo tutti un pò carnefici della violenza, anche in modo inconsapevole. Ci siamo dentro fino al collo. Quindi, il problema, non è solo la violenza contro le donne. È un fatto culturale, si tratta di rispetto e di violenza dell’uomo nei confronti dei suoi simili”, spiega Delia Oddo. Perché, come scrive Fabrizio De Andrè nella sua Canzone del maggio’: ‘Per quanto voi vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti’.

“Questo lavoro è stato realizzato non tanto per raccogliere le storie, quanto, per far vivere un’esperienza significativa a queste donne. Con un modo nuovo di esprimere le emozioni che non fosse quello canonico della terapia, che loro conoscono”, spiegano le attrici Isabella Sciortino e Gabriella Zito.

“Abbiamo cercato di portare fuori il loro vissuto in modo diverso. Molto corporeo, emotivo, nel senso più fisico della parola. Abbiamo costruito dei giochi teatrali stabilendo con le donne una relazione di fiducia, usando la violenza del corpo per arrivare ad una scrittura di pensieri che fosse legata ai lavori svolti”.

“Abbiamo fatto un lavoro sui massaggi, quindi sul corpo, legato al tocco. Facendo capire, ad esempio, l’importanza del prendersi cura di sè stesse. Ci sono vari modi di toccarsi. Prendersi cura toccandosi, per loro, è un argomento assai difficile. Abbiamo fatto dei massaggi di scioglimento delle tensioni emotive. Il tocco può essere dolce e terapeutico, liberandosi dalle tensioni e dallo stress. Prendersi cura di sé stesse, prima, e poi, degli altri. Curandosi degli altri come ti cureresti di tuo figlio. È questo il senso. Dopo il laboratorio abbiamo raccolto materiale per produrre un testo dove si respirassero le loro storie”.

“La stanza per sé” racconta dunque la storia di Ella, Viviana ed Elena. Tre donne con storie diverse di violenza. Ella, oggi adulta, è una bambina, vittima di violenza assistita. Elena ha subìto violenza dal marito. Viviana, un abuso da parte dello zio. Dopo mesi a stare “di là”, le tre donne sono state invitate ad un programma televisivo per sensibilizzare il pubblico a temi di pubblico interesse come la violenza e il dolore.

Attraverso le loro storie, Enza Biagio, come un dio, fuori dal tempo e dallo spazio, dirige il gioco. Ha creato un programma che mette in piazza il dolore altrui promettendo salvezza. Le donne, vittime di violenze diverse, si ritrovano, dentro una sorta di reality con le sue regole. Si raccontano, credono che dopo questa puntata, ormai guarite, usciranno e torneranno a vivere. Si tornerà indietro o si andrà avanti? Si uscirà da questo vortice? E se si, in che modo? Si tornerà nella verità dopo questa finzione?

Alla fine dello spettacolo, co-prodotto dal Teatro di Sambuca e dalla Cooperativa Quadrifoglio, ci sarà un breve dibattito coordinato dalla giornalista, esperta sul tema della violenza e la parità di genere, e componente del Cda del Teatro, Daniela Bonavia.

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