PALERMO. Per gli abitanti del quartiere Sperone di Palermo, il riappropriarsi della propria spiaggia si potrebbe paragonare a quella che il critico d’arte inglese John Berger, a proposito del dipinto “La spiaggia” (1956) di Renato Guttuso, definisce “una grande lotta di potere”, “una grande epopea”. Nel dipinto “La spiaggia” Guttuso parla di un “tempo liberato” della classe operaia italiana, un tempo conquistato dopo il sudore e le fatiche di una giornata di lavoro in fabbrica per sdraiarsi sulla sabbia.
“Si conquista la città di Palermo, si conquista l’Italia, si conquista la spiaggia. John Berger lo dice molto bene: la battaglia di Ponte dell’Ammiraglio e la spiaggia sono due grandi epopee, due grandi lotte di conquiste”, spiega Maria Nadotti, traduttrice di un testo di John Berger dedicato a Renato Guttuso, pubblicato il 12 aprile per Sellerio, facendo riferimento ad un altro dipinto dell’artista siciliano quale la “Battaglia di Ponte dell’Ammiraglio”, luogo storico poco distante dallo Sperone. Un episodio di storia del Risorgimento scelto da Guttuso come esempio di quegli ideali di lotta e di libertà, che durante la Seconda Guerra Mondiale avevano guidato la Resistenza partigiana e condotto alla liberazione dell’Italia dall’occupazione nazifascista.
Abbandonata da più di 50 anni, la spiaggia dello Sperone e l’intera costa Sud, da Sant’Erasmo ad Acqua dei Corsari, ogni anno deve fare i conti con un divieto di balneazione puntualmente emanato dalle Istituzioni.
“Un pò di possibile” è l’iniziativa che la dirigente scolastica dell’I.C.S. “Sperone-Pertini”, Antonella Di Bartolo, porta a scuola per parlare di John Berger, di Guttuso e conoscere il quartiere, con i suoi ragazzi e con quelli del Liceo Scientifico Cannizzaro di Palermo. Con un tocco di simpatia donato dall’intervento della showgirl Teresa Mannino: “Per progettare nuove possibilità, per riflettere sui luoghi vissuti tutti i giorni e sui propri desideri provando a fare di tutto per poterli realizzare”, dice. Luoghi e desideri come lo Sperone. Dopo questo evento sono previste visite outdoor alla GAM e al Museo Guttuso di Villa Cattolica a Bagheria.
“Desideri come quello di riappropriarsi a pieno delle proprie strade e delle strutture che ci sono ma non sono funzionanti. Guttuso era tanto attratto dalla vita reale – continua Di Bartolo – dal sudore, dalla stanchezza, dal desiderio di ‘tempo liberato’, che secondo me allo Sperone avrebbe trovato una dimensione bellissima. Perché qui c’è tanto impegno, tanta fatica, ma anche tanto desiderio, tanta voglia di leggerezza. Sicuramente lo Sperone gli sarebbe piaciuto”.
Guttuso avrebbe dipinto lo Sperone. Dipinge Aspra, una borgata marinara. Se ne va a Scilla per un certo tempo, in Calabria, un paese di pescatori, dipinge la pesca del pescespada, la vita dei pescatori o quella degli operai di Piombino.
“Lo Sperone sarebbe stata una fonte notevole. Il punto è la nostra capacità di ritrovare nelle cose del pittore quello che ci interessa. Pirandello parla a tutto il mondo ma racconta Girgenti e i pettegolezzi di una farmacia di Girgenti. È l’autenticità che ci interessa. Guttuso è un pittore autentico”, spiega Marco Carapezza, docente dell’Università di Palermo e fratello di Fabio Carapezza Guttuso, figlio adottivo e unico erede di Guttuso.
E continua: “Per questo le sue opere sono al Modern Art, nelle grandi Collezioni tedesche, nelle Collezioni inglesi, John Berger o i grandi critichi americani si sono occupati di Guttuso. Con lo strumento della pittura raccontava piccole verità. Attraverso quelle si dicono le grandi verità. E poi siamo noi a ritrovarci in quello che questi grandi personaggi fanno nel piccolo”.
Per Renato Guttuso l’arte è impegno politico e sociale. “Vale la pena ricordare – si legge nel testo di Maria Nadotti – che Guttuso ha sempre saputo che l’uomo d’azione e l’uomo di cultura non sono che aspetti diversi dello stesso uomo, e che in tempi di crisi, la lotta culturale è identica alla lotta politica: il pittore combatte per le pareti sulle quali saranno dipinti gli eroi del futuro, lo scrittore per l’acciaio che un giorno sarà usato come carattere per stampare poesie“.
“Un artista impegnato nel sociale? – risponde Teresa Mannino -. Non ci penso. Non è un obiettivo. A volte è una necessità, a volte è istinto. In questo caso ero curiosa di stare con i ragazzi, con i bambini e sono intervenuta in questo evento. Adoro stare con i giovanissimi. Volevo capire come si potevano appassionare a una figura come quella di Guttuso, che era un artista vero. È impossibile scindere l’arte con l’impegno. Perché altrimenti rimani in superficie. Se entri nel profondo è naturale che parli della realtà e del mondo in cui vivi.
A proposito dello Sperone. “È strano che in un quartiere non ci siano le stesse cose che ci sono negli altri posti, come un bar, per esempio – continua Teresa Mannino. Si può fare la rivoluzione anche facendo i panettieri. Si può fare rivoluzione facendo qualsiasi mestiere, come lo spazzino. Pulendo la propria città con cura, prendersi cura in qualsiasi modo è un modo per fare politica e rivoluzione. L’Italia è un paese ‘lavorato a mano’, diceva John Berger, perché tu vedi la presenza dell’uomo ovunque. Aggiungo che dovremmo trasformare questa presenza in cura“.
Immagine di copertina: fonte Archivi Guttuso