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giovedì, 6 Marzo 2025
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La fattoria di Danisinni diventa palcoscenico: in scena “Short opera La traviata”

L'arte e la cultura illuminano il quartiere palermitano. Grande entusiasmo e applausi per il progetto sociale del Teatro Massimo, che dal 2016 coinvolge le periferie

Consuelo Maria Valenza
Consuelo Maria Valenza
Insegnante, laureata in Filosofia e Scienze della formazione Primaria all'Università degli Studi di Palermo. Ha lavorato per dodici anni presso l'ufficio stampa della Conferenza Episcopale Siciliana. Collabora con diverse riviste e giornali. Cura la comunicazione e la pubblicità di attività commerciali e non. Scrive di sociale per "Il Mediterraneo 24".
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PALERMO. Da sfondo la piazza di Danisinni. A percorrerla i motorini di qualche suo abitante e i bambini delle famiglie residenti. Le auto posteggiate sono almeno più di cento a conta degli spettatori. Al di là del cancello attiguo la chiesa di sant’Agnese, ampi i murales a corredo delle scale.

Oltre le recinzioni per gli animali, oltre gli angoli pensati per i più piccoli, oltre il punto ristoro nel quale si affaccendano a far panelle e a distribuire bevande i volontari di una vita, Beppe Morello sempre in fila, si accendono le luci. Ed è Opera, una Short Opera.

Ancora una volta la fattoria sociale del quartiere palermitano è palcoscenico a cielo aperto. E, dopo Elisir d’Amore e Cenerentola, è La Traviata di Giuseppe Verdi ad essere rappresentata. L’allestimento è stato del regista Marco Canzoneri. E, mentre scorrevano le immagini di video di Gianluigi Toccafondo, a sfondo la scenografia di Stefano Canzoneri, si sono esibiti i coristi dei quartiere Zen, Danisinni, Sperone/Roccella.

A dirigerli con il supporto della della Cantoria del Massimo, il Maestro Manlio Messina che ne racconta la passione e l’entusiasmo con cui ciascuno di loro –  più di sessanta dagli 8 ai 75 anni – ha provato nei mesi precedenti. Ad accompagnare la musica dal vivo della Massimo Symphonic Band composta da 40 ragazzi tra i 7 e i 23 anni.

“La musica – dice Angelina Moscia, una delle sassofoniste e percussioniste della formazione giovanile del Teatro massimo, diretto dal Maestro Michele De Luca, che ci accoglie per prima – si fa stasera linguaggio per tutti: ognuno lo intende ed è per questo, per fare comunione, che si fa fuori dal teatro, per le strade”.

Un teatro “portatile”, da strada, che può adattarsi agli spazi più diversi della città con “l’obiettivo – così Marco Canzoneridi sconfinare in nuovi quartieri e tessere nuove trame sociali attraverso il linguaggio della musica e del teatro musicale; con l’obiettivo di creare una comunità artistica diffusa per definire nuovi orizzonti e nuovi percorsi musicali ed urbani. La Short Opera – continua il registaè un atto d’amore per la musica e per l’arte, è un atto d’amore per la città di Palermo, un atto d’amore che, speriamo, faccia crollare i muri alzati tra il centro e tutte le periferie esistenziali che negli anni hanno creato vuoti urbani”.

A fare da eco anche Marco Betta, sovrintendente del Teatro Massimo, che come in scorse interviste, parla di un teatro senza generazioni di pubblico, un teatro in cammino che raggiunga tutti i quartieri e soprattutto i giovani e i giovanissimi. “L’arte deve fiorire ovunque perché la sua chiave è l’amore e la passione”.

Ed a margine dello spettacolo è proprio una corista del quartiere Danisinni impegnata anche nelle scorse stagioni che spera che la Short Opera sia un altro modo per far conoscere i quartieri dimenticati e per preparare una nuova generazione, perchè “la rinascita passa proprio dai più piccoli ed è  per i bambini e le bambine che ci adoperiamo da più parti e in modi diversi. L’arte e la cultura servono ad illuminare questi angoli della città trascurati”.

A darne ragione, mentre si diffondono note e sonorità, l’Ecce Homo di Igor Scalisi Palminteri, che ormai dal 2021 si affaccia dal palazzo antistante: seduto sul trono un piccolo re, un bambino incoronato ma con i piedi legati a dirne sull’infanzia delle periferie spesso dimenticata.

Il pubblico, se ne sono contati a centinaia di spettatori, ha assistito allo spettacolo con la stessa compostezza che esige un teatro. Sono stati gli applausi e i commenti finali a dare ragione del progetto che continuerà raggiungendo nuove tappe e coinvolgendo ancora i palermitani che abitano altri quartieri della periferia.

I volontari, le suore e i frati rimettono a posto. Si chiude la cucina che – come in altre occasioni – ancora una volta ha accolto per offrire agli spettatori ristoro. Le luci sono spente. Resta il silenzio come in un qualunque palco di un qualunque teatro ma c’è qualcuno, forse qualcuno di più, che per la prima volta ha applaudito ad un’Opera Lirica in un teatro che si è fatto aperto. Per tutti.

Video di Lilia Ricca
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