PALERMO. “Pur volendo andare via, nel profondo dell’anima, sapevo di aver trovato la forza di imbarcarmi in quella folle avventura nella remota speranza che un giorno, dopo aver fatto fortuna altrove, sarei tornata a casa”. Questo estratto appartiene al romanzo autobiografico “Due Terre e un Cuore- Storia di una ex expat”, scritto da Chiara Marsala e pubblicato per Kemonia Edizioni. L’opera racchiude infiniti interrogativi, ma una profonda tensione verso le opportunità che la vita ci conferisce se sappiamo e vogliamo coglierle. Il testo è stato presentato a Palazzo Cefalà, sede della Consulta delle Culture. A moderare la presentazione, Anna Ponente, direttrice del Centro diaconale La Noce, che attraverso alcuni articoli della Carta di Palermo ha introdotto ciascuna delle personalità. “Io non mi sento palermitano, io sono palermitano”, ha detto il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, relatore dell’evento. Ibrahima Outtara Kobena e Bandiougou Diawara sono intervenuti con le loro preziose testimonianze di vita.
Due terre e un cuore: il primo romanzo di Chiara Marsala
“Ho sentito l’esigenza di scrivere. Non sapevo neanche cosa dovessi tirare fuori, ma dentro di me c’era un peso che non potevo più trascinare”. Così l’autrice, Chiara Marsala, si racconta. Laureata in Lettere classiche e in Scienze dell’antichità a Palermo, ha conseguito un master in Conservazione e gestione dei beni archeologici e storico-artistici a Siena. Sebbene sia archeologa e appassionata del territorio siculo, Chiara Marsala ha deciso di trasferirsi ad Hannover per un’esperienza lavorativa e per poter allargare i propri orizzonti. Durante gli anni in Germania si è occupata di marketing digitale ed è lì che qualcosa è cambiata. Nonostante sia il suo sogno tanto agognato, deve fare i conti con un nuovo Paese del tutto diverso dal suo. L’inglese non basta, perché se ci si protrae per tanto tempo ci si aspetta che si impari la lingua locale. “Non puoi scrivere, o lavorare come lavoreresti nella tua lingua”. È il dramma di chiunque sia incastrato tra due terre. Quella della mobilitazione è una storia che accomuna tutti, ma ogni percorso ha la propria sfumatura. C’è chi vuole andar via sin da subito senza guardarsi indietro; chi invece resta, ma si ritrova con la costante ricerca del lavoro. Ed è lì che ci si pone il quesito a cui è difficile rispondere: rimango o vado via? Alla fine del romanzo, la scrittrice saprà qual è la scelta migliore.
Il diritto alla mobilità è un diritto universale
Durante la presentazione ci si è soffermati sulla questione del permesso di soggiorno e su quanto possa essere deleterio e inumano lasciare che sia un pezzo di carta a decidere. “Superare il permesso di soggiorno significa considerare i migranti esseri umani. Nella multiculturalità si cerca sinergia e conoscenza dell’altro. Con la Consulta istituita nel 2013 ci occupiamo di questo ogni giorno sempre di più. Adesso siamo nell’era della cittadinanza attiva ed è risaputo quanto il permesso di soggiorno limiti la persona. Noi combattiamo per la cultura che altro non è se non ricchezza”, afferma il presidente della Consulta e ambasciatore della Costa D’Avorio, Ibrahima Outtara Kobena.
“Chiara ha messo dentro questo libro tutte le sue emozioni e grazie a questo ho ritrovato il percorso di ogni migrante. Sai quando vai, ma non quando torni. A volte non vuoi tornare, a volte non puoi farlo se non si hanno i documenti richiesti. Perché la vita e la serenità di una persona devono dipendere da un pezzo di carta?”. Bandiougou Diawara è un giovane maliano che con un gruppo di giovani rifugiati ha fondato il collettivo artistico Giocherenda: ha posto l’accento su come sia fondamentale che il diritto alla mobilitazione sia un diritto universale. Che sia per lavoro, per ricominciare, per darsi delle possibilità o per salvarsi poco importa. Il tema è estremamente attuale. Spostarsi per vivere non può essere un errore.