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martedì, 8 Aprile 2025
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Care in Palestine, dalla pace nasce la formazione per l’infanzia

Dalla collaborazione tra atenei un curricolum formativo universitario per lo sviluppo professionale di coloro che lavorano nei contesti educativi per prima infanzia in Palestina

Gaia Garofalo
Gaia Garofalo
Classe '97, palermitana doc ma cittadina del mondo. Laureata in Educazione di Comunità, amo raccontare storie nell'ambito della promozione sociale e non solo
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PALERMO. Forse la pace esiste da qualche parte, ma qui sulla terra è una cosa assai rara. Si spera sempre che “le ultime notizie” provenienti dai troppi paesi in guerra, siano davvero sempre e solo le ultime notizie. Invece non è così e di qualsiasi conflitto si tratti, le vittime più vulnerabili sono sempre le stesse: le bambine e i bambini che vi abitano. Allora cosa fare? Si fa squadra, si progetta, si realizzano opere che riescono a portare qualcosa di buono anche oltre il termine prefissato.
È per questo che bisogna quindi diffondere le azioni del progetto “Enhancing Early Childhood Education and Care /CARE” coordinato dall’Università “Al Quds Open University”, di Ramallah in Palestina, di cui fa parte l’Università di Palermo.
CARE in Palestine è un progetto finanziato dal programma europeo Erasmus+ e riunisce università palestinesi, ministeri governativi e partner europei selezionati per identificare le pratiche migliori per promuovere un cambiamento sociale. La finalità è quella di creare un curricolo formativo universitario ed un modello di formazione in servizio per lo sviluppo professionale di coloro che lavorano nei contesti educativi per prima infanzia in Palestina.

Il team di lavoro è composto da otto poli universitari distribuiti in chiave internazionale. Di queste, quattro sono palestinesi (Al Quds Open University, Al Aqsa University, Al Rawdah Technical Community College, Al Ummah University College) e sono supportate da altre quattro università europee: l’Università di Palermo, l’Università londinese Royal Holloway, l’Università di Creta e l’Università di Braganza.
CARE in Palestine rientra nella progettazione del Capacity Building, ossia tutte quelle azioni che chiedono una collaborazione da parte dei paesi dell’Unione Europea per costruire competenze nel proprio territorio. Il tutto ha avuto inizio nel 2019 quando il Covid-19 non era un altro punto nella lista dei problemi mondiali, ma proprio a causa della pandemia ha subito una sospensione e una dilazione di un anno.

Per ciò che riguarda l’Università di Palermo, è la docente Elena Mignosi a fare da referente e ad occuparsi di questa relazione, coadiuvata da un team di colleghi del Dipartimento SPPEFF di area pedagogica, psicologica, sociologica e antropologica.

Elena Mignosi

“Quello che stiamo facendo riguarda l’elaborazione di un modello accademico che possa essere utilizzato per la formazione di educatori palestinesi che si occuperanno della fascia d’età 0-6. Saranno infatti organizzati dei workshop, nelle quattro università europee partner, che tengono conto dei bisogni formativi emersi da un’indagine effettuata in Palestina attraverso un questionario sia per le educatrici, sia per i docenti universitari”.

Nonostante la maggior parte del lavoro tra i vari paesi sia avvenuta finora telematicamente, sono stati programmati vari momenti in presenza. Sono stati organizzati quattro workshop della durata di 5 giorni nelle quattro città europee che collaborano al progetto, indirizzati a 18 docenti universitari e coordinatori didattici palestinesi che insegneranno nel nuovo curricolo universitario che verrà istituito dal governo palestinese dopo la conclusione del progetto. Si inizierà con Palermo durante l’ultima settimana di maggio e verrà trattato uno dei temi individuati come “ambito formativo privilegiato” dall’indagine svolta in Palestina, ossia lo sviluppo del bambino e la relazione con l’adulto nei contesti educativi 0-6. I diciotto referenti palestinesi visiteranno anche alcuni nidi e scuole dell’infanzia palermitane per avere un’idea dei servizi educativi italiani.  Poi una seconda volta, a ottobre 2023 verrà ospitato a Palermo un gruppo di 30 rappresentanti palestinesi composto da personalità governative (tra cui il Ministro per lo Sviluppo Sociale e il Ministro dell’Educazione) e da docenti e dirigenti universitari per ratificare il curricolo accademico messo a punto grazie a workshop. L’Università di Palermo avrà quindi un ruolo molto importante.

“La prospettiva interculturale è una risorsa che porta sempre ricchezza – continua la Professoressa Mignosi -. Non soltanto rispetto alla Palestina, ma anche rispetto a tutti i paesi coinvolti. Questo perché siamo tutti insieme, contemporaneamente, impegnati in una causa umana significativa. La fascia d’età sulla quale ci stiamo concentrando, ossia 0-6 anni, è importantissima. Riguarda soprattutto il futuro. Inoltre, è sempre sorprendente il superamento dei pregiudizi grazie alla conoscenza reale di un luogo: ad esempio, nonostante le difficile condizioni di vita, la percentuale di scolarizzazione in Palestina è tra le più alte al mondo. Impariamo reciprocamente gli uni dagli altri, in una rete di scambi al cui interno cresciamo come professionisti e come persone. Per me questo è il quarto progetto Erasmus, ma CARE in Palestine, proprio per gli obiettivi che si propone, coinvolge più di altri passione ed emozioni. Si dovrà lavorare tanto, ma sono felice di dare il mio contributo per finalità così importanti“.

Norma Tumminello

Il progetto CARE in Palestine dà molti stimoli, sia a chi vi lavora da tempo, sia a chi vi collabora da quest’anno, come la giovane studentessa palermitana Norma Tumminello.

“Combinare i piani politico e il sociale, è una scelta sensata. Recentemente ho partecipato ad uno degli incontri svoltosi a Creta. Soltanto adesso riesco a verbalizzare ciò che ho provato e pensato. Sono del parere che educare è dare speranza e se tu insegni a educare, sei tu stesso un distributore di speranza e questa è una cosa molto intelligente oltre che efficace per cambiare il mondo”.

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