TUNISI. Custodire e proteggere storie di vita di migranti è il cuore pulsante del progetto dell’istituto “Dante” a Tunisi. Correva l’anno 2018 quando è stato ideato e realizzato l’Archivio delle memorie all’interno del quale sono raccolte testimonianze preziose sulla migrazione tunisina verso l’Italia e viceversa. Questa iniziativa esiste grazie al sostegno del Ministero degli Esteri Italiano, dell’ambasciata italiana di Tunisi e del Comites Tunisi, portavoce di questa esigenza e della Dante, sede centrale a Roma.
L’Archivio delle memorie alla Dante di Tunisi
Ci sono stati passi e viaggi che devono essere raccontati. Per questa ragione è stato pensato questo archivio perché è diventata una necessità far conoscere certi intrecci e tensioni politiche che hanno inevitabilmente costretto persone ad abbandonare la propria terra. Questo ha generato un ponte tra la Tunisia e l’Italia spesso ostacolato. Infatti, è stato organizzato tra il 23-24-25 aprile un convengo di studi internazionali a Gabes in cui si sono riunite l’Università Sapienza, quella di Messina, di Padova e altre tunisine, chiamato “Cartografie liquide”. L’obiettivo è stato quello di discutere del ruolo del Mediterraneo e delle relazioni italo-tunisine per un confronto interdisciplinare tra storia, antropologia, etnomusicologia e letteratura della migrazione ed è stato organizzato da Carmelo Russo, depositario di un fondo orale presso l’archivio, ricercatore alla Sapienza, che ha finanziato il progetto Cartografie Liquide, e da Rym Lajmi, coordinatrice del dipartimento d italianistica dell’Institut Supérieur des Langues de Gabès. Responsabile dell’istituto Dante è la professoressa Silvia Finzi.
Custodire la storia della migrazione
Custodire la storia della migrazione è un dono per le generazioni future e un gesto solenne per quelle passate. Il progetto dell’Archivio è ancora in allestimento dal momento che si parla di un fenomeno perennemente in fieri. Tutto ha avuto inizio quando, alla morte del direttore del Corriere di Tunisi, sono stati rinvenuti 65 anni di documentazione. In questo piccolo tesoro che si trova tra le vie del centro di Tunisi sono contenuti libri scritti da italiani che hanno vissuto in Tunisia, fotografie di guerra, ma anche i cosiddetti “Poemi orfici” di Salvatore Brignone. A giocare un ruolo essenziale è anche la cultura linguistica; a Tunisi a causa delle vicissitudini storiche si parla principalmente dialetto tunisino, arabo e francese e spesso vengono mescolati convergendo così in un’unica lingua che non si circoscrive in una tipologia specifica. A rendere possibile questo è stato anche “Il Simpaticuni”, un giornale presente nell’Archivio che abbraccia più realtà linguistiche tra cui anche il dialetto siciliano.