PALERMO – La bellezza, quella più vera, traspare nei volti gioiosi o tristi ma anche pieni di speranza delle persone che abbiamo avuto il privilegio di incontrare.
Insieme a un gruppo di adulti e giovani del Gonzaga Campus di Palermo, ho trascorso alcuni giorni in Kenya, dentro la missione della “Bishop Mazzoldi School” delle Evangelizing Sisters of Mary: una realtà molto grande dove le sisters, garantendo la scuola (preschool e primary) e un pasto al giorno, danno un futuro migliore ai piccoli degli Slums e alle loro famiglie. Ben lontano da logiche solo assistenziali o di tipo pietistico coloniale, la missione cerca, proprio con i progetti educativi di rispondere alla povertà estrema di queste persone.
Siamo stati negli Slums “Bangladesh” della periferia di Ongata Rongai, a sua volta periferia di Nairobi. In questo luogo, più di 1000 persone vivono nella miseria più totale, dentro baracche di legno e lamiera, con pochissima acqua, senza elettricità, né servizi igienici. A causa della povertà estrema circolano, purtroppo, anche droga, alcol illegale e prostituzione.
Si arriva a Bangladesh a bordo di un matatu, un piccolo pulmino colorato con la musica swahili a palla.
Non è facile per noi muzungu camminare tra le baracche di legno e lamiere. I primi ad accoglierci, travolgendoci con tutta la loro gioiosa energia, sono stati i bambini e le bambine che, prendendoci per mano, ci hanno guidato nei sentieri, in mezzo a terra e rifiuti. Abbiamo giocato con loro facendo uscire la parte più bella di noi stessi.
Gli incontri sono state relazioni autentiche fatte di sguardi, sorrisi, lacrime ed emozioni; ci si è messi in ascolto e in dialogo, senza filtri, in un clima di grande rispetto, donando conforto e speranza. Le donne e gli uomini hanno sguardi profondi e sofferenti da cui traspare una vita fatta di sacrifici e di stenti; affrontano tutto anche con il sorriso per avere quel briciolo di speranza che li spinge ad andare avanti. In ogni baracca abbiamo respirato una dimensione sacra colma di semplicità, verità, condivisione e accoglienza amorevole.
La prima a farci entrare nella sua baracca è Pollin, una donna di 30 anni che, con in braccio il suo bambino e un gattino ai piedi, ci ha accolto con un bel sorriso. Nonostante lo spazio fosse piccolissimo siamo riusciti a sederci. Ci vivono in cinque. Una sua bambina va a scuola nella missione Mazzoldi. “Non ho nulla ma sono contenta di avervi a casa mia – ci dice – perché per me gli ospiti sono una benedizione. Vorrei pregare insieme a voi affinchè la mia vita possa migliorare. Vorrei un giorno ritornare a vendere biscotti e foglie di tè”. Cristine di 37 anni, con in braccio la sua bimba più piccola ci ha accolto in una stanza poverissima dove una tenda separa la zona notte. A viverci sono in 7. Sta con un uomo che ha accolto anche i suoi figli. “Spero tanto – dice – che, al più presto, con il mio compagno possa aprire uno spazio dove offrire da mangiare agli altri. A Ruth, mamma di 29 anni con un bimbo piccolissimo, la troviamo, invece, al buio, dentro una baracca seminterrata. Ha uno sguardo triste e preoccupato. Vive degli aiuti degli altri perchè il padre dei suoi figli non si fa più vedere. La speranza è appesa al filo della figlia piccola che frequenta la scuola della missione. Diversa è la situazione di Lidia che ha una baracca molto curata e dignitosa dove vive con altre sei persone. Si da fare, lavando i piatti a pagamento. Nel suo piccolo spazio di vita, la cura dei particolari ci ha trasmesso serenità. C’è, anche, chi sta molto male. Abbiamo incontrato, infatti, una donna anziana con una grave malattia alla pelle che, ringraziandoci per la visita, ci ha donato tutta se stessa. E’ stato un incontro dall’impatto emotivo molto forte sia per la sua salute che per l’estrema miseria in cui viveva.
Sempre guidati da Fides e Simon, negli Slums, alle spalle della missione, incontriamo, infine Maciarie che vive con la sorella e le nipotine. Qualche tempo fa, a causa di un peggioramento della sua salute, sembrava dovesse morire ma, poi, fortunatamente, è riuscito a riprendersi. Ha una evidente disabilità fisica ma anche uno sguardo così profondo che ha azzerato, subito, ogni nostra riserva. Durante l’incontro, non appena, ha cantato, suonando la chitarra, l’atmosfera è diventata molto bella e poetica, emozionandoci molto. Essendo un pittore, ci ha mostrato i suoi dipinti; nella sua povertà è proprio l‘arte a donargli la libertà di essere e di sognare. Vive dando lezioni di disegno ai bambini degli Slums. Abbiano scelto di avere alcuni suoi dipinti che ci ha donato con gioia.
Questi incontri sono un bagaglio personale che custodiremo per sempre che ci permetterà di continuare a rielaborare ciò che abbiamo vissuto per farne tesoro agli altri e tradurlo nella nostra vita di ogni giorno. Asante sana per tutta questa profonda umanità.