Caro giudice Borsellino,
sono Aurora, una studentessa del Liceo delle Scienze Umane, con opzione economico-sociale dell’Istituto “Francesco Ferrara” di Palermo.
In occasione del quarantacinquesimo anniversario della morte di Peppino Impastato ho pensato di scriverle.
Dal terribile 19 luglio 1992 sono trascorsi già trent’anni in cui sono accaduti fatti davvero significativi per tutti noi, nel bene e nel male. Proprio di recente, infatti, nella nostra città, è stata arrestata la preside antimafia dell’Istituto Statale “Giovanni Falcone” di Palermo accusata per corruzione e peculato, nonostante nel 2020 fosse stata nominata Cavaliere al merito dal nostro Presidente della Repubblica. Sembra quasi paradossale che in un Istituto che porta il nome del Suo più caro amico e collega potesse avere come dirigente scolastica una persona che si è rivelata essere tutt’altro che “antimafia”. Nonostante spiacevoli avvenimenti come questi, da giovane studentessa cerco di non perdere mai la speranza grazie al Vostro ricordo sempre vivo nella città di Palermo, presente dalle semplici strade alle Istituzioni. Quest’ultime non hanno mai smesso di combattere: l’arresto di Matteo Messina Denaro ne è la prova. Naturalmente, nei lunghi anni della sua latitanza, egli sarà stato protetto da diverse persone e ciò ci fa capire che il suo arresto non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza, per aiutarci a preferire ogni giorno la possibilità di vivere da cittadini liberi.
Grazie per il Suo esempio di vita, spero che un giorno si riesca a debellare la criminalità organizzata; io nel mio piccolo metterò tutta me stessa, perché, come disse Padre Pino Puglisi: “Se ognuno fa qualcosa tutto cambierà”.
Aurora Lauricella
Caro signor Paolo Borsellino,
è un onore scrivere questa lettera ad una persona di così grande importanza come lei. Io sono Giorgia una ragazza di 16 anni del quertiere Romagnolo di Palermo e io e lei abbiamo in comune la nostra amata città natale. Se le dovessi raccontare della Palermo di oggi, le direi che non ho paura a vivere qui, a stare in mezzo alla gente o ad andare in giro per il mio quartiere anche se so, purtroppo, che questa tranquillità, a volte, è data dal silenzio di persone che non hanno il coraggio di confessare il male che hanno ricevuto dalla mafia.
O forse non c’è nessuna “mafia”?
Difatti qui a Palermo la mafia non viene più nominata, molti, addirittura, pensano che non sia mai esistita e, allora, io mi chiedo da cosa siano giustificate le morti di tante di persone che hanno lottato contro “cosa nostra”.
Le posso solo assicurare che Palermo è cambiata nel corso degli anni e La voglio ringraziare per il grande impegno che ha dedicato a questa città e sappia che se oggi le nuove generazioni la pensano in modo giusto riguardo alla mafia è solo grazie a lei e ai suoi collaboratori.
Infine vorrei rassicurarla che la sua memoria non verrà mai dimenticata e per sempre sarà d’esempio per tutti.
L’abbraccio
Giorgia Lucania
Illustre Paolo Borsellino,
è con grande onore che mi trovo oggi a scrivere questa lettera dedicata a lei.
Spero che non le dispiaccia il fatto che stia usando il lei per parlarle,ma di fronte ad una figura così rilevante, significativa e immortale come lei non vorrei assolutamente mancare di rispetto. Ho accostato il termine immortale accanto alla sua persona non a caso; già, perché dal giorno in cui se n’è andato nel 1992, il suo nome ha continuato a diffondersi e a diventare sempre più simbolo di giustizia. La sua lotta continua contro il male ha permesso di dare forza, coraggio e speranza a persone che non ne avevano. Forse lei non lo sa, ma pochi giorni dopo la sua scomparsa, migliaia e migliaia di persone sono scese in piazza a combattere la sua stessa guerra invocando il suo nome e quello del suo amico e collega,il giudice Giovanni Falcone. Voi siete gli
EROI di Palermo. Il termine eroe indica una persona che di fronte al pericolo
combatte le avversità attraverso l’uso di ingegno e coraggio, anche se può comportare
il consapevole sacrificio di se stesso, allo scopo di proteggere il bene altrui o comune La perfetta definizione insomma. Oggi, nel 2023 si parla meno di mafia anche se ancora esiste, ma se le persone a Palermo sono libere di uscire di casa senza paura,
ma soprattutto se sono libere di dire che la mafia é una “MONTAGNA Di MERDA”, è soltanto grazie al suo lavoro e al suo sacrificio. lo negli anni novanta ancora non esistevo, ma in quanto cittadino palermitano libero mi sento di dire GRAZIE.
Simonpietro Amorello
Caro Paolo,
questa lettera va a te, al tuo coraggio, alla tua gentilezza, a te che sei stato un protettore per tutti noi, a te che non ti sei mai arreso di fronte all’OMERTÀ, all’ignoranza di animali feroci, di bestie, perché definirli uomini sarebbe solamente un insulto a te e al tuo caro amico Giovanni che, al contrario, siete stati Uomini, con la “U” maiuscola.
Questa lettera va a Te, che sei andato contro tutto e tutti, rischiando la tua vita, ma che, nonostante le avversità, sempre con coraggio, sei riuscito ad andare avanti per distruggere la mostruosità chiamata mafia.
Ti scrivo anche per ricordarti che la tua morte non è stata vana, che non ti sei sacrificato inutilmente, che sei sempre rimasto nei cuori di tutti noi cittadini onesti e sono abbastanza sicura che da lassù tu ci osservi con il tuo solito sorriso e la sigaretta accesa… fiero di quello che è oggi Palermo grazie a te, a voi!
Un caro saluto
Rim Mejri
Dottor Borsellino,
ho immaginato che le avrebbe fatto piacere sentire parlare della sua Palermo attraverso il racconto di un ragazzo “normale”, a trent’anni dalla sua morte.
Ho diciotto anni, frequento il liceo e mi ritengo un ragazzo abbastanza fortunato perchè cresciuto rispettoso della legalità, e delle norme sociali e civili. Oggi Palermo sarà sicuramente diversa da quella che ha vissuto lei, la mia percezione della città è quella di un ambiente ricco di storia, di cultura e di innumerevoli bellezze naturali ma anche ricco di sofferenza, di povertà e discriminazione.
Credo che, se fosse vivo, condividerebbe i giudizi di bellezza legati alla nostra città e allo stesso tempo, purtroppo, credo che si rincrescerebbe del fatto che molti giovani, come me, sentono affiancare il suo nome alla trattativa Stato-mafia, alla sua agenda rossa che non è stata ritrovata e ai poteri deviati dallo Stato, di cui non comprendiamo fino in fondo il reale significato.
Sono troppo giovane per dichiarare cosa potrebbe o dovrebbe essere fatto per migliorare la situazione, però le posso dire che mi sono fatto un’idea: ho capito che se da una parte la mafia è fatta di gente che vive di miseria umana e che sfrutta quest’ultima per avere potere, i mafiosi sono anche i cosiddetti colletti bianchi, gente insospettabile, che definisce e decide spesso della vita altrui soprattutto a livello politico.
Per questo le vorrei chiedere un’ultima cosa, cerchi di arrivare più che può dentro le scuole, attraverso le persone che le hanno voluto bene, tramite le associazioni e le sensibilità di tutti quelli che credono nel suo lavoro; crescendo ho compreso che l’educazione alla legalità è fondamentale per noi ragazzi e ragazze, per sovvertire la percezione diffusa che le forze dell’ordine rappresentano principalmente una minaccia alla libertà, quindi qualcosa a cui dobbiamo ribellarci e di cui non ci si può fidare e soprattutto per incoraggiarci a ritenere come valore fondamentale l’onestà e la rettitudine di cui lei è stato testimone.
P.S. Grazie immensamente per il suo sacrificio, le prometto che nella mia quotidianità proverò sempre ad averla come esempio.
Con immensa stima,
Lorenzo Viviano