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mercoledì, 5 Marzo 2025
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“Io odio la matematica”: un progetto alla Lombardo Radice sfata un luogo comune

L'insegnante in formazione Alessia Isgrò ha condotto gli studenti della V A dell'istituto comprensivo in un percorso alla scoperta del mondo dei numeri e della loro utilità nella quotidianità

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PALERMO. La figura di un insegnante/educatore all’avanguardia si delinea dalla capacità di acquisire una nuova consapevolezza del suo lavoro, non più radicata in un sapere nozionistico e trasmissivo ma in un modus operandi attivo, innovativo e creativo. Spesso, nella progettazione di un’unità di apprendimento, il rischio è quello di perdersi nella ricerca di informazioni e dettagli pedanti, mentre l’esperienza insegna che il ricorso alla semplicità è sempre la chiave che apre, in maniera più agevole, le porte dei primi apprendimenti. In riferimento al suo operare, il docente si contraddistingue per la sua abilità ad educare l’alunno a individuare gli elementi concreti che caratterizzano la realtà e ad utilizzarli come guida dei propri saperi, costruendo connessioni multi/transdisciplinari. I bambini, infatti, elaborano la prima organizzazione del mondo esterno attraverso attività concrete che portano la loro attenzione sui diversi aspetti della realtà.

Alessia Isgrò

Nello specifico, come descritto nelle Indicazioni Nazionali, le conoscenze matematiche e scientifiche consentono all’alunno di mettere in stretto rapporto il pensare e il fare, offrendo strumenti adatti a percepire, interpretare e collegare tra loro fenomeni ed eventi, oltre che affrontare problemi utili nella vita quotidiana, supportati da una buona capacità di comunicare, discutere e argomentare, comprendendo i punti di vista e le argomentazioni degli altri. Si tratta di un obiettivo di elevata complessità, ma di grande valenza formativa ed è proprio per questo che ho deciso di misurare le mie capacità e la mia tenacia, sperimentando la possibilità di perseguirlo e rompendo le righe della tradizione educativa, schematica e lineare. È proprio così che, in qualità di insegnante in formazione presso la facoltà di Scienze della Formazione Primaria dell’Università di Palermo, a partire dal percorso di sperimentazione per la stesura della tesi supervisionata dal professore Benedetto Di Paola, avvio la mia missione: scardinare il luogo comune “Io odio la matematica” che da sempre riecheggia tra le pareti delle aule. I protagonisti del mio progetto sono stati i bambini della classe V A dell’I.C. Lombardo Radice di Palermo, mentre la mia guida e il mio supporto è stata la docente Maria Luna, titolare delle discipline matematico-scientifiche.

Seguendo il rigore tipico del processo di ricerca, l’unita di apprendimento, incentrata sul problem solving e sul problem posing in ambito geometrico, è stata scandita in tre fasi. Inizialmente, gli alunni sono stati chiamati ad impegnarsi nella risoluzione di problemi suggeriti dal docente a partire dall’osservazione di luoghi reali che permettono la fruizione di elementi geometrici (parchi, piazze, pavimenti ecc.). Successivamente, sono stati coinvolti in azioni concrete di osservazione e misurazione del campo da calcio della scuola, al fine di raccogliere dati, confrontarli e ordinarli utilizzando strumenti alla loro portata e simboli adeguati. In questo modo, a partire da una realtà a loro più prossima, sono stati invogliati ad andare oltre il comune problem solving per mettere in atto dei processi di problem posing, ovvero sperimentare la loro capacità di costruire autonomamente dei problemi, un’attività insolita che difficilmente viene proposta nei vari gradi scolastici, rendendo il bambino protagonista attivo del proprio processo di apprendimento. Infine, per testare le abilità apprese e la validità/affidabilità delle strategie acquisite, hanno dovuto ripetere le stesse attività in un contesto più complesso e ancora inesplorato come la Cattedrale di Palermo. Nonostante la sfida dell’ignoto, si sono messi in gioco e si sono divertiti nella scelta e nella misurazione degli elementi più originali, sperimentando la sana competizione.

La costruzione del pensiero matematico è un processo lungo ma indispensabile perché è proprio dalla pratica matematica che acquisiamo la capacità di risolvere problemi e di costruirli in maniera autentica e significativa. Non solo esercizi ripetitivi e apprendimento mnemonico di formule e regole ma attività pratiche e ludiche che appassionano il bambino a ragionamenti logici e analogici, stimolando tutte le sue funzioni esecutive. Guardando la realtà e il territorio che li circonda, gli alunni hanno avuto la possibilità di realizzare quanta matematica c’è intorno a loro, scandagliando con entusiasmo una disciplina tanto temuta. Sforzo e fatica sono stati necessari a stimolare la concentrazione e la riflessione, la quale ha portato sicuramente risposte positive. A fine lavoro, sentirsi dire dai bambini “Ci hai insegnato a ragionare”, “Ci hai fatto capire quanto è difficile costruire dei problemi ben fatti”, “Ci hai fatto amare la geometria, che prima non ci piaceva” ha ripagato il mio impegno e ha sancito con soddisfazione la riuscita della mia missione, inaugurando un nuovo slogan: “Io amo la matematica”.

Alessia Isgrò

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