Gentilissimo direttore,
desidero farle i miei complimenti per l’articolo di Serena Termini: “La nuova vita che comincia dal carcere: “Qui sto imparando la pazienza, non sbaglierò più”, edito, dalla sua testata “il MEDITERRANEO24”, il 7 novembre 2023.
Credo che il vostro sia stato un pensiero gentile, quello, cioè, di parlare dei carcerati e dare loro la parola per una testimonianza. Perché:
- di carcere e detenuti, difficilmente, si parla e si legge;
- la maggior parte delle persone, felici magari della loro vita, e con una stabilità economica, non hanno idea di cosa “possano passare” gli uomini e le donne, meno fortunati di loro;
- nessuno credo nasca cattivo. Ma sono le situazioni, a volte negative, che possono portarti verso una “brutta strada” da cui, magari, non riesci più ad uscire. Un po’ come accade con le persone dipendenti dalla droga.
Mi ha colpito dei detenuti che hanno detto la loro, che fossero sposati con figli. Ciò, per me, è molto triste: trovarsi, cioè non solo in carcere senza più libertà ma senza più la possibilità d’essere dei padri presenti coi propri figli. È, però, positivo comprendere che in carcere, i detenuti stiano comunque “crescendo”: studiando, facendo dei corsi professionali, cercando di aiutare anche gli altri compagni di cella a diventare più abili in cose che possono sembrare banali ma non lo sono. Come scrivere una lettera, attaccare un bottone, migliorare il proprio autocontrollo e la propria capacità di relazionarsi con gli altri. In modo tale che, sia lì dentro che fuori, questi uomini imparino a vivere e a “non commettere più stupidaggini”!
In conclusione, dir. Passantino, grazie. Grazie, perché col suo giornale dà a noi delle “buone notizie” fra quelle cattive.
Giorgio Candia, 13 anni
(1° I, Liceo “Galileo Galilei”)