Il nostro fratel Biagio, il missionario laico fondatore della Missione di “Speranza e Carità” a Palermo (che da anni offre la sua vita per i poveri, e per mesi ha patito un continuato digiuno perché ci si potesse, col suo esempio, tutti incamminare verso una vita migliore, dove mettere al centro gli ultimi e Dio per primo) sta male. Talmente male, da essere necessario il ricovero ospedaliero.
Quella che si pensava fosse una forte debilitazione dovuta dal Covid da poco vissuto, ha trovato la sua giustificazione. Gli è stato riscontrato un tumore al colon. Un problema serio, inaspettato, che ha lasciato tutti sgomenti.
Da lunedì dovrebbe cominciare la chemioterapia, con dei farmaci moderni, che si spera possano agire in modo mirato. “Fratel Biagio è abbattuto, ma mostra – apprendiamo da Francesco Russo, il medico storico della Missione, l’unico ad andarlo a trovare in ospedale, insieme al sacerdote, don Pino Vitrano – ugualmente, un atteggiamento positivo, di fiducia nei confronti della medicina, per le terapie. E’, in altre parole, collaborativo”. E già questa, è una grandissima cosa. “Vi è attorno a lui – riferisce Russo, rasserenandoci – la presenza ideale, sia dal punto di vista professionale che religioso. Sta ricevendo cure amorevoli dal primo giorno che ha fatto il suo ingresso in struttura”. “Fin da quando è giunto al pronto soccorso – anzi, precisa – è arrivato il priore dell’ospedale, per farlo sentire a suo agio. E non è stato l’unico. Infermieri eccezionali si prendono cura di lui, ogni giorno, dandogli anche testimonianze di fede, incoraggianti”.
Noi de Il Mediterraneo 24 abbiamo fatto passare dei giorni prima di darne la notizia, per metabolizzare, stare in silenzio, comprendere. Oggi, abbiam voluto però esprimerci, perché spiritualmente uniti col nostro San Francesco palermitano, ci siam sentiti particolarmente deboli. Non solo nell’umore, ma finanche, personalmente, nel fisico, effetto di quell’amore materno e fraterno che ci lega gli uni con gli altri. Come restare indifferenti, cioè, se un figlio, un fratello o un amico sono in pericolo di vita?
Nella nostra debolezza, il nostro bisogno di forza e di unirci, per dare forza anche a lui, a Biagio. Ne abbiamo discusso col medico Russo, che ha dato sostegno al nostro pensiero: “E’ proprio questo, l’atteggiamento interiore giusto – ci ha confermato – pregare insieme, stare uniti, vivere questo momento nell’interconnessione dei cuori; perché la notizia della malattia di fratel Biagio di per sé può esserci e poi svanire. È bene, invece, che la si viva per sensibilizzare, per dare un segno concreto di vicinanza”.
Il desiderio forte di Conte è stato, peraltro, quello di condividere quest’esperienza con tutti. E non per desiderio d’apparire, ma d’essere riconosciuto come quel malato di cui prendersi cura. In lui son riflessi tutti i malati, i sofferenti, coloro che stanno nel dubbio, nell’incertezza della malattia e della cura, che sperano nella guarigione. Il missionario laico chiede, infatti, preghiere, invita a non dimenticarci di alcuno. Fra questi, anche dei medici, che hanno compiti di tensione, certamente, anche emotiva. E così sarà fatto… preghiere siano. Per loro, e per quanti hanno necessità.
Che possa arrivare a fratel Biagio, e alla missione tutta, il nostro affetto, la nostra stima, e la nostra rinnovata forza. La forza cioè dell’amicizia e dell’amore che trovano dimora in Dio, che si nutrono della parola scambiata, che si sostanziano nel voler stare, presto, insieme.
La nostra esistenza terrena è sì un flash, ma occorre stare in pace e fare come il buon pastore: desiderare di non perdere alcuna pecorella. Perché si possa in un’unica cordata, e tutti presenti, godere della vita e guardare al cielo!