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mercoledì, 5 Marzo 2025
SpecialiPersone senza dimora: quando la sfida è "dare casa al cambiamento"

Persone senza dimora: quando la sfida è “dare casa al cambiamento”

Salvatore Rizzuto, operatore della coop. soc. La Panormitana, nella sua tesi di laurea specialistica ha riflettuto sulla condizione di salute e di vita di chi non ha una casa. In particolare, ha dedicato un focus sul manifesto elaborato a partire dall'impegno sui territori della rete territoriale dei soci fio.PSD

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Le persone senza dimora sono quelle che fanno registrare tassi di malattia più elevati. Tra la popolazione, una speranza di vita più bassa, maggior frequenza di vittimizzazione, maggiori tassi di incarcerazione. Quelle senza dimora che chiedono aiuto sono persone considerate di per sé portatrici di un bisogno indifferibile e urgente, determinato dall’esigenza di essere collocata quanto prima in una sistemazione alloggiativa adeguata, dalla quale ripartire per la realizzazione di un percorso personalizzato di inclusione sociale.
Abitare significa infatti avere un alloggio o uno spazio adeguato a soddisfare i bisogni dell’individuo e della sua famiglia; la casa garantisce il mantenimento della privacy e la possibilità di godere di relazioni sociali; la persona o la famiglia che occupa la casa deve poterne disporre in modo esclusivo, avere sicurezza di occupazione e un titolo legale di godimento. Proprio l’esclusione da uno o più di questi domini configura le diverse forme di povertà abitativa che connotano la homelessness.

#IoRestoaCasa. Così recitava l’hashtag più condiviso durante la prima ondata della pandemia. Ma chi una casa non ce l’ha? Le persone senza dimora sono tra i gruppi sociali più vulnerabili e maggiormente esposti all’emergenza sanitaria in corso. Per questa fetta di popolazione infatti le criticità legate alla malattia risultano amplificate e dilatate. Alla maggiore esposizione ai fattori di rischio sia per infezione che per conseguenze della malattia della prima ondata, si aggiunge la problematica del freddo contrassegnante i mesi invernali della seconda. Per queste persone – caratterizzate generalmente da stili di vita malsani, copresenza di più patologie croniche, problemi di disagio psichico e dipendenza, fragilità relazionali, difficoltà di accesso a servizi sanitari e strutture di accoglienza – la prevenzione dal contagio non è stata di fatto possibile. Allo stesso tempo, chi vive in strada ha subìto in modo più marcato le conseguenze del lockdown: con la chiusura delle attività e le città deserte, i senza dimora non hanno potuto nemmeno contare sulla solidarietà di cittadini e commercianti, con il conseguente aggravamento dei bisogni primari in termini di cibo e igiene, maggior solitudine e isolamento.

Salvatore Rizzuto

La pandemia ha colpito duramente non solo le persone senza dimora, ma anche i servizi rivolti a questi. Fio.PSD e Istituto di Ricerche Educative e Formative (Iref), in collaborazione con Caritas Italiana, hanno curato la pubblicazione del report “L’impatto della pandemia sui servizi per le persone senza dimora” che, attraverso una serie di interviste a referenti di servizi rivolti a tale categoria in diverse città italiane, mette in luce gli effetti che la pandemia sta producendo sulla grave marginalità adulta, i cambiamenti che molte organizzazioni hanno dovuto adottare per mettere in sicurezza le persone più fragili e accogliere nuove istanze, e le modalità operative che in alcuni casi hanno stravolto i servizi stessi.
In un processo partecipato da oltre 500 persone, è stato approvato il 26 maggio del 2022 il manifesto con le 7 sfide che rilanciano la lotta all’homelessness in Italia verso il 2030. Il percorso, che ha preso il via a settembre 2021, dopo aver toccato 19 Regioni e 42 città, è arrivato a Roma il 25 e 26 maggio e ha raccolto le 7 maggiori sfide da affrontare nel contrasto alla povertà estrema. Il documento costruito “dal basso” promuovendo la partecipazione effettiva di oltre 500 persone ed esprime le posizioni dai territori, con un’analisi degli stereotipi modellati negli anni e sostenendo la ridefinizione dei servizi secondo una logica sistemica.
Dare casa al cambiamento è la sfida che questo manifesto pone a tutte e a tutti coloro che si occupano di grave emarginazione adulta in Italia. Il cambiamento che intendiamo generare è sistemico: esso riguarda sia l’analisi e la consapevolezza delle cause della grave marginalità, sia il modo di pensare e condurre l’agire. La casa del cambiamento ha come fondamenta la rete territoriale dei soci fio.PSD, presente e attiva in Italia da oltre trent’anni, e come panorama il desiderio comune a soci e non soci di garantire il diritto sostanziale a una vita dignitosa di ogni essere umano che si trovi in condizioni di emarginazione.

Le sette sfide del manifesto

Il modo in cui oggi, con questo manifesto, iniziamo a dare casa al cambiamento è quello di costruire consenso intorno alle sfide generate nei territori a partire da una domanda: perché, nonostante le nostre migliori intenzioni, esistono ancora nelle nostre città persone che dormono in strada? Il manifesto è, perciò, oggi il frutto dell’impegno appassionato e competente di persone che operano per trovare linguaggi e significati condivisi e per costruire una visione comune.
• la sfida del cambiamento, generare e sviluppare competenze sistemiche e pratiche collettive per individuare e scardinare le dinamiche che impediscono di produrre risultati di inclusione su scala più ampia e duratura nel sistema della risposta alla homelessness.
• la sfida della salute, promuovere interventi coordinati per gli homeless con gravi problematiche psichiatriche e di salute in generale, al fine di abbattere le barriere di accesso ai servizi e di creare percorsi individualizzati di integrazione socio sanitaria.
• la sfida dell’immaterialità, guardare alla persona non più come “senza” ma come ricchezza, con una propria dimensione esistenziale, vitale, narrativa.
• la sfida dell’impatto, diffondere una prassi valutativa basata su dati qualitativi e quantitativi, orientata all’empowerment e alla creazione di possibilità di cambiamento nelle politiche, nel contesto e negli stakeholders.
• la sfida delle uguaglianze diverse, ridefinire l’essere persona senza dimora come una condizione caratterizzata dalla mancanza della possibilità di autodeterminarsi.
• la sfida dell’abitare, promuovere una politica nazionale sul diritto all’abitare sicuro, accessibile e sostenibile.
• la sfida del servizio sociale, applicare la Costituzione, attualizzando il mandato del Servizio Sociale per poter rispondere alle odierne sfide sociali ed economiche, valorizzando l’esistente.

Condizione essenziale per vincere queste sfide è pensarsi, riconoscersi ed agire come comunità. Essere comunità ci permetterà: di incidere sul sistema in cui operiamo, di integrare fattivamente servizi sociali e sanitari, di guardare le persone in condizione di grave marginalità per quello che sono e hanno, di valutare i nostri servizi secondo parametri di qualità, di accertarsi che ci siano le possibilità per ciascuno di autodeterminarsi, di promuovere il diritto all’abitare e attualizzare il mandato del servizio sociale. Tutti i partecipanti alle Consensus territoriali e alla Consensus nazionale realizzano così, con questo manifesto, già il primo cambiamento: pensarsi comunità.

Salvatore Rizzuto
operatore della coop. soc. La Panormitana

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