PALERMO. Una vita caratterizzata dai viaggi in Asia e la passione per l’artigianato che hanno portato ad implementare tali esperienze nei suoi romanzi e nella sua vita quotidiana in città. È questa la “life experience” di Giankarim De Caro, scrittore palermitano, che ci racconterà in questa intervista.
La “riscoperta” della passione verso la scrittura
Un bisogno, non un semplice diletto quello dello scrivere. È da questa “esigenza” che sembrava essere una mera attività personale di “dar vita” ai sentimenti, alle espressioni facciali, ai luoghi ai sensi, e alle personalità che tutto ad un tratto, attraverso una cliente presente nel suo negozio di artigianato che Giankarim De Caro, autore dei romanzi “Fiori mai nati”, “Malavita”, “Chianchieri” e “Agatina Senza Pensieri” , editi da Navarra Editore, trova un primo turning point verso il mondo dei libri:
“Ho sentito sempre il bisogno di scrivere. Un giorno è morta una persona che mi stava antipatica e ho cominciato a scrivere su quest’uomo, scrivendo capivo che entravo nella sua mente e capivo molte cose che aveva fatto e nasceva il perdono. Io cominciavo a perdonare questa persona e giustificarlo. E questa cosa mi piaceva perché è come se fosse un percorso dentro quest’uomo: più scrivevo, più lo conoscevo anche se non lo conoscevo effettivamente. Un giorno vennero delle persone nel mio negozio. Una signora stava acquistando l’altra si stava annoiando, le feci leggere per intrattenerla attraverso quello che stavo scrivendo e la signora mi disse che in quello che aveva letto aveva sentito una voce che lei riconosceva come talento e là, per la prima volta la fiducia – dichiara con emozione De Caro -, cioè la signora mi chiese di continuare a scrivere, di mandarle il libro a Milano perché era una editor di una notissima casa editrice e così ho cominciato a scrivere e chi mi leggeva non rideva più di me ma lo faceva con una attenzione diversa, con una cura diversa, oggi ci prendiamo poco cura di chi ci sta vicino, e questa è una sconfitta del nostro tempo”.
“Chi scrive racconta se stesso, i cattivi dei libri sono una parte di chi scrive, i buoni dei libri sono una parte di chi scrive e quindi io, all’interno dei miei libri parlo anche delle mie bassezze perché poi grazie alla prostituta comunque sono io, Piero sono io, cioè tutti i personaggi sono sempre io. Ripeto partendo dalle mie bassezze e a me fa piacere che chi mi legge che magari non ha mai avuto il coraggio di accettare le proprie bassezze si riconosce in quello, io penso che sia questo la fortuna dei miei libri che le persone si sono riconosciute in quello che scrivo riconoscendosi anche loro personaggi del libro”.
I viaggi nel continente asiatico, tra innovazioni e modelli culturali
Un viaggio conoscitivo di ben 12 anni che ha attraversato il continente asiatico e che ha dato la possibilità a Giankarim De Caro di poter apprezzare i valori che in occidente sembrano sbiaditi dai ritmi frenetici della nostra società: “I 12 anni che ho passato in Asia mi hanno aperto gli occhi, mi ha restituito tantissimo. Intanto ho capito che esiste tanto altro nel mondo e che va rispettato, poi la conoscenza di nuove culture mi ha arricchito tantissimo – dichiara De Caro -. Io sono stato in India, ho visitato tutto il Nord, sono salito fino al Nepal, ho avuto la fortuna di andare in Pakistan, posto che un po’ mi ha spiazzato perché dall’India al Pakistan la differenza è tanta e comunque ho trovato sempre gente disponibile e gente che parlava di pace. Vedere che esiste gente al mondo che la pensa in maniera diversa da te ma che comunque ha come denominatore la parola amore ti fa capire tante cose – prosegue De Caro -. Ho capito che i bisogni dell’uomo sono dappertutto uguali, per esempio il rapporto con i figli, il rapporto con i genitori, le domande come perché siamo qua, cosa devo fare, come crescere, le ispirazioni di tutti sono tutti uguali e quindi mi ha aiutato tantissimo ad ambientare per esempio il mio primo romanzo nel periodo della guerra dove noi non immaginiamo cosa significa vivere senza fuoco, vivere senza i letti, vivere senza determinate comodità che per noi ormai sono assodate. Invece, in India diciamo che stanno vivendo una società come quella che noi vivevamo negli anni ’20 e anche le persone, il riunirsi è tutto diverso perché prima comunque ci si frequentava. C’è un detto bellissimo che dice che per crescere un figlio serve una intera comunità, io là, in India, ho visto questa cosa realmente e poi ho visto la libertà ciò che oggi a noi manca cioè ancora vivere gli spazi senza paura di essere travolti da un auto senza paura che arrivi il cattivo e rovina l’esistenza perché là tutti sono protetti da tutti”.
Il tema dell’emigrazione
“Io, a un certo punto della mia vita, stavo pensando di trasferirmi in Asia, perché mi piaceva questo vivere da sconosciuto. L’emigrante, spesso lascia tutto e decide di vivere da sconosciuto. Solo che poi il richiamo della mia città, della mia terra è stato troppo forte. E quindi ad un certo punto anche viaggiare è diventato un peso. So che può sembrare strano ma mentre prima mi piaceva prendere l’aereo poi non mi ha dato più nulla. Perché mi rendevo conto che cercavo qualcosa ma non sapevo più cosa – riferisce Giankarim De Caro -. Mio nonno è stato un emigrante e mi ha raccontato la sua vita, lui era nato nel 1895 e l’unico obiettivo che aveva mio nonno era quello di tornare a casa sua, quindi io penso che anche tutti gli emigranti che vanno fuori e che magari si lamentano, che sono felici di aver lasciato la propria terra, tutti abbiamo il bisogno, la voglia e il bisogno di tornare nella terra dove c’è stata la nostra scintilla iniziale. E non perdersi in un mondo che comunque non ti accoglierà mai pienamente, la nostra terra anche se è dura, perché è veramente dura vivere a Palermo, ha un’aria confortante; cioè con tutti i problemi che abbiamo poi vai davanti al mare, per esempio a Mondello, il più banale dei posti che non è banale perché è il posto dell’anima, guardi il mare e ti senti parte di un qualcosa. Quindi nel libro Chianchieri io ho parlato di emigrazione di quest’uomo che va, scappa dai massacri dell’unità d’Italia, arriva in America e l’unica cosa che vuole è tornare a Palermo, per riascoltare l’odore del gelsomino che può sembrare una banalità ma quando si è fuori – e chi è stato fuori lo sa – tutti gli odori tornano. Perché l’odore è l’unica cosa che non si può riprodurre. Questa cosa l’ho capita. Infatti spesso mi dicono ‘ah io ho visto qua ho visto là, sono stato, ho visitato…ma non hai sentito gli odori, vale la pena viaggiare per gli odori!’ – aggiunge De Caro -. Nei miei romanzi magari non troverete descritti dei paesaggi, sentirete gli odori dei posti, dei luoghi dove sono stati ambientati i romanzi sentirete l’aria fredda a seconda della sensazione che vive il personaggio. Gli odori, sì ci sono nel libro. Una volta una signora mi disse che i miei romanzi puzzavano, e questo per me è stato un grandissimo complimento!“.
I Progetti futuri
Giankarim De Caro prosegue la sua attenzione alle tematiche sociali e annuncia l’uscita del suo nuovo romanzo “Agatina Senza Pensieri” edito da Navarra Editore che verrà presentato al Salone del libro di Torino: “Un libro che vuole parlare di alcolismo, i miei libri parlano degli ultimi, noi spesso vediamo qualcuno con lo sguardo spento, magari attaccato alla bottiglia con la mano che chiede qualcosa e passiamo oltre e non pensiamo al motivo che quella persona si è ridotta così. La sconfitta è la sconfitta della società e io in questo libro parlo di questo uomo che ci ha provato ma bastonato dalla vita trova rifugio nell’alcol e malgrado tutto è sempre assistito da una figlia che lo ama, i figli accettano sempre i genitori”, termina De Caro.