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martedì, 4 Marzo 2025
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La storia di Giacomina: anche dall’abisso può nascere un messaggio di vita

Una rappresentazione teatrale tratta il tema della depressione. Cannova si ispira alle vicende umane che hanno riguardato la nonna con una funzione pedagogica

Yuri Testaverde
Yuri Testaverde
Ha studiato Scienze Politiche all'Università La Sapienza di Roma. Impegnato nel mondo sociale, è stato membro attivo di diversi progetti in ambito socio-politico tra Roma e Palermo, dove ha curato le pubbliche relazioni per il network RenUrban. Dal 2018 collabora con il mensile Cntn e, da ottobre 2020, con "Il Mediterraneo 24"
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ALTOFONTE. Salvatore Cannova è un attore, autore e regista teatrale palermitano che, nonostante la giovane età, vanta già una lunga esperienza. Gli inizi nei teatri parrocchiali, poi la Scuola di Recitazione del Teatro Biondo di Palermo sotto la direzione di Emma Dante e gli spettacoli in giro per l’Italia come attore, fino alla fondazione della propria Compagnia nel 2018: la “Fenice Teatri”.
Nel 2019, ancora in tempi “pre-Covid”, ecco la rappresentazione di Giacomina – interpretata da Clara Bray -, opera scritta e diretta da Cannova stesso, che tratta il delicato tema della depressione ispirandosi alle vicende umane che hanno riguardato la nonna dell’autore, che fin da ragazza ne ha sofferto a tal punto da indurla poi al suicidio nel 2002, quando era già settantenne.
“La figura dei nonni è molto importante e, a prescindere dal caso che mi ha toccato in prima persona, ognuno può interpretare la vicenda come vuole: lo spettacolo, infatti, provando ad andare oltre il finale drammatico, vuole essere un inno alla vita e a vivere il tempo che ci è concesso, provando a superare il peso degli eventi con la giusta leggerezza”, afferma Cannova.

L’autore rimarca anche il valore sociale dell’arte, soprattutto in tempi spesso autoreferenziali come questi: “È importante lasciarsi invadere dall’arte in tutte le sue forme, in quanto può aprire lo sguardo fino a fungere da insegnamento, un po’ quello che ho provato a fare io con questa storia personale diventata pubblica”.
I personaggi dell’opera teatrale sono tratti dalla vita reale, anche nei nomi scelti. Su tutti, spicca quello di Cettina – interpretata da Eletta Del Castillo -, storica amica e vicina di casa della protagonista Giacomina, con la quale ha condiviso praticamente tutta l’esistenza, e con la quale si diramano i principali dialoghi e le vicende della storia ambientata nel loro borgo natio di Altofonte, in provincia di Palermo. Una storia in cui si sente il peso del “mal di vivere”, avrebbe detto Montale, ma che Cannova ha provato a riadattare anche in chiave ironica.
“Spero che a mia nonna, che non sono riuscito ai tempi a salutare, il mio racconto non sia apparso invadente, che lo guardi a fin di bene come narrazione di un episodio privato per raggiungere un fine sociale, che è ciò che ho provato a fare anche con leggerezza e distacco”, afferma l’autore.

Non c’è giudizio in questa storia; parlare e sdoganare una malattia subdola e complessa come la depressione è anche un modo per provare a superare gli stereotipi che sono attorno alle persone che ne soffrono. E di questo ne è certo anche Cannova, che conclude affermando: “L’importante è condividere, l’importante è lanciare un messaggio di vita che possa aiutare a superare gli abissi in cui ognuno di noi, oggi, si può ritrovare”.
In prospettiva, c’è anche l’idea che la storia di Giacomina possa diventare un film, per raggiungere un pubblico ancora più vasto su questa delicata ed attuale tematica, che riguarda non solo il singolo individuo che ne è affetto, ma anche la società intera e  l’efficacia dei servizi che si erogano alle persone.

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