PALERMO. La famiglia non è fatta solo di due creature che, unendosi davanti un’assemblea e all’interno di una chiesa, stringono un legame e danno vita alla prosecuzione della specie. Come non basta che due coniugi siano sposati in Chiesa perché “si sentano” una famiglia. Non tutti arrivano, difatti, consapevoli, all’altare, con uguali principi, idealità e voglia d’andare avanti, felici.
Divenire una “famiglia gioiosa” è, quindi, un traguardo più alto del semplice unirsi. Presuppone non solo la fiducia reciproca e la partecipazione dei membri alla vita dell’altro, ma operare perché la vita sia migliore, insieme. E, insieme, poter guardare al sole che ogni giorno risorge, sia dentro che fuori di noi.
“Famiglia gioiosa” è il nomignolo scelto da uno straordinario, umile, dolce, ragazzo per definire me e marito con lui. Questo ragazzo è Sergio Brishko:
Ventiquattro anni, ucraino, Sergio ha vissuto fino a 9 anni nel suo Paese, per poi venire, quindici anni fa in Italia, e da cinque a Palermo, nell’auspicio di trovare – lui dice – “una vita più bella”; dove per “più bella” intende “assistita meglio”, soprattutto, dal punto di vista medico. Sergio si trova, infatti, in carrozzina. Ma questo piccolo limite fisico non gli impedisce d’essere un esuberante e coraggioso artista di strada. Ed è così che abbiamo conosciuto Brishko: per strada, mentre proponeva a noi e agli altri avventori delle deliziose pietre lisce e colorate, dipinte a mano. Ovviamente, ne abbiamo acquistate diverse. E giacché non bastava: siamo rimasti con lui anche a cena.
Ed è proprio così, nel modo più naturale ma non scontato, che è cominciata la nostra amicizia. Sergio è, d’altronde, come tutti noi: desidera la sua indipendenza, e con essa, buoni amici e pure l’amore. Desideri che sono stati atterriti, nei mesi precedenti e oggi, dal terrore della guerra nel suo Paese d’origine, dove si trovava nel periodo d’inizio delle rappresaglie.
Sentirlo, ritornare in terra sicula, ci ha rasserenati. Pur soffrendo insieme dinanzi alle morti di quest’incomprensibile guerra e dinanzi a tutti i grandi problemi mondiali e locali, possiamo ancora definirci una “famiglia gioiosa” che ha – usando le sue parole – uguale sogno nel cuore, il desiderio: “Che il male che c’è intorno, finisca presto”.
Potete donargli la vostra vicinanza, acquistando le sue stravaganti pietre d’autore (ottime come ferma carta e/o portafortuna) nei pressi di cvia Vittorio Emanuele, poco prima di Piazza Bologni, a Palermo. Lì troverete Sergio, col suo piccolo tavolino, verso le 11, ogni fine settimana.
Patrizia Carollo