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domenica, 20 Aprile 2025
HomeStorieTony Gentile e i suoi scatti dalla Sicilia al mondo: "Fotografo per fare memoria, il dovere del racconto tradito da foto verticali"

Tony Gentile e i suoi scatti dalla Sicilia al mondo: “Fotografo per fare memoria, il dovere del racconto tradito da foto verticali”

L'autore della storica immagine di Falcone e Borsellino, che dialogano tra di loro, ha esteso il proprio sguardo documentando, tra le altre cose, la finale della coppa del mondo di calcio del 2006 e i viaggi apostolici di tre Papi. Oggi, si racconta ai nostri microfoni

Consuelo Maria Valenza
Consuelo Maria Valenza
Insegnante, laureata in Filosofia e Scienze della formazione Primaria all'Università degli Studi di Palermo. Ha lavorato per dodici anni presso l'ufficio stampa della Conferenza Episcopale Siciliana. Collabora con diverse riviste e giornali. Cura la comunicazione e la pubblicità di attività commerciali e non. Scrive di sociale per "Il Mediterraneo 24".
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PALERMO. Marzo 1992, sala conferenze del Palazzo Trinacria. Si parla di mafia, si parla di politica, si parla di una città che invoca l’impegno di tutti per rinascere libera da legami e legacci. I relatori presenti, Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, si avvicinano e parlano e sorridono e ridono.
È un attimo, un ritaglio di tempo che, dopo la strage di via D’Amelio, se ne starà sulle prime pagine di tutti i quotidiani nazionali e non solo, se ne starà sulle magliette dei più giovani e sulle lenzuola appese ai balconi. Se ne starà così quasi a irridere la precarietà della vicenda mafiosa.
È un attimo, uno scatto. A fotografare i due magistrati il fotoreporter palermitano Tony Gentile, che già dall’89 aveva messo a disposizione dell’Agenzia fotografica Sintesi il talento e la passione, raccontando pagine di storia drammatiche e raccontando, però, proprio come in quella foto dei due magistrati anche la voglia di riscatto di una città.

Una narrazione per immagini. Un racconto viene consegnato a tutti perché sia memoria.
“Ho svolto la mia professione – così dice – proprio per fare memoria. Ne viene fuori una sorta di album di famiglia, come quelli che teniamo nelle nostre case e che dicono del passato più o meno recente. Le foto che ho voluto scattare non ritraggono però una famiglia ma una città, le sue strade, le sue persone, i suoi eventi”.

La narrazione che Gentile consegna alla storia non si ferma alle stragi del ‘92 e a quello scatto che ha celebrato la speranza di tutti ritraendo i due magistrati sorridenti. Dal 2003 al 2019 come fotoreporter dell’Agenzia di stampa internazionale Reuters il suo album fotografico si amplia di nuove pagine: dalla finale della coppa del mondo di calcio del 2006 ai viaggi apostolici dei tre Papi.

Papa Francesco con l’ex presidente Usa, Barack Obama (Ph. Tony Gentile)

“Ogni foto nasce da quello che voglio raccontare”: così di Giovanni Paolo II la sua sofferenza che poi è quella di ogni uomo che resiste fino alla fine; di Benedetto XVI l’austero sguardo da ricercatore che poi è quello di ogni uomo che cerca di sé al chiuso di uno studiolo; di Francesco la disponibilità ad accogliere, che è quella di ogni uomo che si apre al mondo e lo percorre.

“Ogni foto che ho scattato è il racconto che ho voluto fare del mondo e della sua umanità. Pensando a cosa sarà il mio archivio tra venti anni il desiderio che ho è che le mie foto non siano solo belle ma anche buone, perché le foto devono essere buone. Quelle che ho scattato da metà degli anni ’90 in poi sull’isola di Lampedusa o a bordo delle ONG hanno voluto dire la necessità di accogliere gli uomini, quelli in fuga, quelli che cercano riparo altrove dalle guerre e dalle miserie”.

Un bimbo salvato nel Mediterraneo (Ph. Tony Gentile)

Così anche le foto e i progetti video-documentaristici, come quello ad Auschwitz, realizzato insieme ad un gruppo di studenti dell’Istituto Salvemini di Palermo. “Questo documentario su Auschwitz, risultato di un progetto ministeriale, è una delle cose più importanti che ho fatto nella mia vita, è il frutto di un’esperienza educativa unica che ha lasciato il segno in me e nei miei studenti”.

Tra i progetti più recenti quello del 2019. L’anno della pandemia. “From my window”. “9 marzo 2020, avrei dovuto festeggiare il mio 56° compleanno con alcuni cari amici e invece a causa del Covid-19, l’evento più globale che sia mai esistito, anche più delle guerre mondiali, siamo stati tutti costretti a vivere l’isolamento. Questo breve video racconta l’intima sensazione di trovarsi immersi in un mondo, assolutamente impensabile fino a qualche giorno prima dell’avvio del lockdown. Un isolamento al quale tutti, indistintamente, siamo stati costretti”.

Ogni foto quindi come capitolo di un progetto, traccia dei tempi di questo tempo, delle persone e degli eventi di questa umanità. Memoria.

“Il dovere del racconto è tradito oggi dalla verticalità delle foto, sempre più focalizzate su soggetti, singoli, soli e decontestualizzati. Una foto verticale non dice il suo sfondo, il suo spazio. Il dovere del racconto è tradito oggi dalla prepotenza del mezzo che “ci” usa e usandoci interrompe qualunque narrazione, soprattutto quella dialogica”

Anche i ritratti di Gentile, invece, hanno questa “vocazione”. Al bello, al buono.

“Quando ritraggo le persone, sia singoli soggetti che gruppi, mi affascina molto coglierli nel momento in cui guardano in machina, dritti nel mio obiettivo, perché in questo modo ho la sensazione che stiano dialogando con me. Alla fine nelle mie foto ci sono loro e ci sono anche io con loro”.

Uomini non soli e isolati come da selfie muti. Uomini insieme. Ed è così la vocazione al bello. Al buono. Al dialogo. All’umano.

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