PALERMO. Il viaggio dura oltre quindici ore. Dopotutto dall’aeroporto di Milano o da quello di Roma fino ad Antananarivo, a contarli, i chilometri sono settemila e più. A percorrerli sono alcuni medici siciliani che, impegnando i propri mezzi e il proprio tempo, così raggiungono la lontana capitale malgascia. Da Antananarivo a Tulear, e ancora un’altra decina di ore a bordo di una jeep, fino a che non si affaccia la “loro” Ihosy, cittadina che sorge sulle rive dell’omonimo fiume, ai piedi dell’altopiano dell’Orombe. Qui, ad attenderli nel centro medico sociale la responsabile Jacqueline, che da anni ormai, tramite anche i pratici mezzi di messaggistica rapida, si confronta con Raffaele Vitale, dirigente dell’organizzazione internazionale “Oltre il possibile” che, dal 2014, riunisce medici siciliani volontari che hanno portato e portano oltre il proprio leggero bagaglio personale, competenze e capacità professionali, in alcuni angoli poveri del mondo.
Oltre a Raffaele Vitale, chirurgo plastico che parla della missione con entusiasmo e con passione, le anestesiste Grazia Alia e Angela Scandurra, il ginecologo Ignazio Di Gangi, il chirurgo Marcello Caruana e Alessandro Masellis, anche lui specializzato in chirurgia plastica. A questi si affianca un’equipe di oculisti che raggiunge, seppure in altri periodi, la cittadina africana.
Arrivati, quindi, i medici indossano i loro camici e nei quindici giorni di permanenza intervengono nella sala chirurgica. Trattano patologie di pertinenza chirurgica, in particolare, le malformazioni congenite cranio-facciali, che spesso rendono i pazienti che ne soffrono vittime di isolamento e di rifiuto per le superstizioni che sopravvivono nei villaggi; trattano chirurgicamente e farmacologicamente le ustioni dei bambini, provocate spesso dalle degradate condizioni delle abitazioni; praticano parti cesarei – soluzioni ginecologiche e chirurgiche mai adottate prima dell’arrivo dell’equipe siciliana.
“Ma in quindici giorni – così il chirurgo plastico palermitano – non era possibile operare se non poche persone a fronte invece delle tantissime richieste e delle numerose esigenze”.
Per questo motivo l’associazione, anche attraverso serate di beneficenze nel capoluogo siciliano e attraverso il 5xmille, ha iniziato già a partire dall’anno scorso a impegnare parte dei fondi nella formazione di medici locali.
In particolare, nell’aprile 2021 è stata assegnata una borsa di studio per un corso biennale di specializzazione in anestesia all’infermiere Randriamampionona Frederic che lavora presso l’ospedale di Ihosy.
La borsa è stata finanziata anche da I.W. Palermo, dal Rotary Palermo, da Soroptmist, da Lions Palermo Normanni. E ancora da I.W. Palermo Centro, da I.W. Terrae Sinus, da Rotary Palermo Sud e da Rotary Palermo Teatro del Sole.
Nel mese di settembre dello stesso anno altre due borse di studio sono state assegnate al dott. Hary, chirurgo, e al dott. Santatra, anestesista.
La formazione di una piccola equipe, così costituita e specializzata, ha reso possibile aprire la sala chirurgica ogni giorno e rispondere a più richieste e intervenire a sostegno di moltissime famiglie, donne e bambini, privi di mezzi e di riferimenti sicuri.
All’equipe così creata sono state fornite inoltre – altro scopo dell’“Oltre il possibile”- apparecchiature, materiali tecnici e presidi medico chirurgici. In particolare, nel novembre 2021 è stato inviato lo strumentario chirurgico per chirurgia addominale e ginecologica; nello scorso maggio un elettrocardiografo e a luglio presidi chirurgici, anestesiologici e la strumentazione dello studio di oculistica donata dalla figlia del dott. Francesco La Barbera.
Ancora molto si prefigge di fare questa squadra di medici che sostiene, tra le altre cose, le famiglie indigenti dei pazienti; la speranza – dicono – è quella di raggiungere nuovi paesi, di intervenire, come di fatto è accaduto già negli anni passati in Somalia e in Bangladesh, per rendere umanamente più sostenibile un altro angolo di mondo. “Certo – a conclusione dice Raffaele Vitale – è poca cosa ma è quel che è possibile anche spingendoci “oltre il possibile”.
Consuelo Maria Valenza